Rivista di Diritto SocietarioISSN 1972-9243 / EISSN 2421-7166
G. Giappichelli Editore

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Sez. II – Osservatorio sulle normative straniere - Impresa e società nella Russia post-sovietica (di Nicola de Luca) (di Nicola de Luca)


SOMMARIO:

1. Dall'economia pianificata al diritto commerciale: necessitŕ di una ricognizione - 2. La formazione del diritto commerciale: dalla Russia za­rista alle codificazioni del­l'etŕ della NEP - 2.1. Lo «svod zakonov graž­danskikh» - 2.2. Il «graždanskij kodeks RSFSR» 1922 - 3. La pianificazione econo­mica e l'impresa nel diritto so­vietico - 3.1. La soppressione – de facto e de iure – degli istituti com­mercialistici. Le Basi di legislazione civile dell'URSS del 1961 e il graždanskij kodeks RSFSR 1964 - 3.2. La proprietŕ socialista (socialističeskaja sobstven­nost'), il piano economico (gosplan-narjad) ed i caratteri dell'im­presa di tipo sovietico (khozrasčëtnoe predprijatie) - 3.2.1. Proprietŕ privata (o «per­so­nale») e socialista - 3.2.2. La pianificazione so­cia­lista dell'economia (gosplan) e il piano per le singole im­prese (narjad) - 3.2.3. L’impresa di tipo so­vie­tico e la centralitŕ del con­cetto di khozrasčët - 4. L'etŕ della perestrojka - 4.1. La ricomparsa di imprese, societŕ e titoli di credito nelle ultime leggi dell'Unione Sovietica - 4.2. La successione della Fe­de­razione russa all'Unione So­vie­tica e la codificazione del 1994 - 5. Il codice civile russo e l'atti­vitŕ d'impresa (pred­pri­ni­ma­tel’skaja deja­tel'nost') - 5.1. L'impresa individuale (in­dividual'nyj predprinimatel') - 6. L'impresa esercitata dalle per­sone giuridiche. Disposi­zioni generali - 7. Le societŕ di persone (tova­riščestva) - 7.1. Il prostoe tovariščestvo - 7.2. Il polnoe tovariščestvo - 7.3. Il tovariščestvo na vere - 8. Le societŕ di capitali (obš­čestva): i principi co­dicistici e la legislazione speciale di dettaglio - 8.1. La societŕ a responsabilitŕ limitata (obščestvo s ograni­čen­noj otvetsvennost’ju) - 8.2. La societŕ a responsabilitŕ sussidiaria (obščestvo s do­pol­nitel'noj otvetsvennost'ju) - 8.3. La societŕ per azioni (ak­cio­nernoe obščestvo) - 8.3.1. Otkrytye e zakrytye ak­cio­nernye obščestva - 8.3.2. Costituzione, capitale e azioni. Le azioni come titoli di credito - 8.3.3. Organizzazione corpo­ra­tiva - 9. Imprese agricole e pub­bli­che: alcuni retaggi dal dirit­to sovietico - 9.1. Dall'obščina, ai kolkhozy, alle cooperative (agricole) di produzione (arteli) e alle imprese agricole familiari (krest’janskie – fermerskie – khozjajstva) - 9.2. Dalle kozrasčëtnye pred­prijatja alle aziende unitarie di Stato e municipali (gosu­dar­stvennye i municipalnye uni­tar­nye predprijatja) - 10. La crisi dell’impresa. Cen­ni - NOTE


1. Dall'economia pianificata al diritto commerciale: necessitŕ di una ricognizione

L’Unione Sovietica – ed i paesi socialisti di essa satelliti – hanno espresso per settant’anni un modello economico e giuridico, connotato dalla pianificazione, anti­tetico per defini­zione a quello occi­dentale, di stampo liberale e borghese, alla cui base è, soprattutto, la collet­tivizzazione della proprietà sui mezzi di produzione e l’accentramento in capo allo Stato e alle cooperative del­l’esercizio dell’im­presa. Questo modello si è reso com­piutamente conoscibile in Italia, an­che negli aspetti giuridici, alla fine degli anni ’60, dalle pagine di una poderosa monografia sull’impresa nel diritto sovietico [1]. Dopo quest’ope­ra, verso la fine degli anni ’80 e nei primi anni ’90, si è avuta informazione del pro­cesso normativo con cui si stava attuando la disgre­gazione del modello economico sovietico, e quindi del­l’im­presa di tipo sovietico, grazie ad alcuni ar­ticoli [2] e ad una approfondita opera trattatistica [3], dalla quale tuttavia ci separano più di dieci anni. Al declino del diritto dell’econo­mia pianificata, in vero, si è ac­compagnata la palingenesi del diritto commerciale russo, la cui cono­scen­za, tuttavia, è di fatto riservata solo a chi ha familiarità con la lingua russa [4] o, in misura ridotta, con quella tedesca [5]. Il compito che vuole proporsi questo scritto è, insieme, ambizioso e modesto, avendo l’aspi­razione di col­mare questa distanza, ma ponendosi il concreto obiettivo di fornire solo un primo contributo di informazioni sulle regole che, smantellata l’economia pianificata, disciplinano i soggetti e le attività del­l’economia di mercato: società e im­prese. Va subito chiarito, però, che gli istituti attuali che le governano non sono il semplice frutto del trapianto di istituti occidentali, sebbene anche questi abbiano avuto influenza determinante. Sono soprat­tutto esito della complessa storia del diritto russo. Sicché non possono essere compresi fuori dal relativo corso. Per questa ragione, prima di en­trare nel mezzo del diritto russo con­tem­poraneo, ne va ricordata in sintesi la formazione, nei due contesti storici che precedono l’era attuale: quello zarista e quello sovietico. [continua ..]


2. La formazione del diritto commerciale: dalla Russia za­rista alle codificazioni del­l'etŕ della NEP

Il diritto russo, zarista e sovietico, ha presentato un comune connotato di frammentarietà. Uno studio monografico relati­va­mente recente ha posto in chiara luce l’influenza delle fonti non scritte nel diritto sovietico [6] ed in ogni caso la frammentazione delle fonti formali del diritto. Non dis­simile era d’altronde anche l’espe­rien­za zarista, là dove gli atti nor­mativi venivano introdotti nell’ordi­na­mento con una pluralità di stru­men­ti, in buona parte ancora oggi con­servati, e – soprattutto – senza necessità di pubblicazione. Solo con l’art. 15, 3° comma, della recente costituzione russa (1993) è stato, infatti, elevato a norma di ran­go co­stituzionale (peraltro raf­for­zato) l’obbli­go di pubblicazione uf­ficiale delle leggi, pena l’inap­pli­ca­bilità delle stesse. In effetti, fu proprio la dispersione degli atti normativi dovuta alla man­canza dell’uso di pubblicare le leggi in organi di raccolta ufficiale a suggerire allo zar [7] Alessandro I, che tuttavia non ne vide i frutti, l’avvio della mo­numentale opera di ricogni­zione degli atti normativi vigenti dell’im­pe­ro russo [8]. Dell’opera fu incaricato – sia dallo zar Alessandro I, sia, dopo la sua morte, da Nicola I – un giurista ap­par­tenente all’aristo­cra­zia imperiale (ca­po dell’ufficio della cancelleria im­periale): il conte Speran­skij, tra le figure più note nella storia del diritto russo. A lui si devono due opere fondamentali: il «Пол­ное­собрание законов Российской империи (Polnoe sobranie zakonov Rossijskoj imperii)», cioè la raccolta completa delle leggi dell’im­pero russo, e lo «свод законов (svod zakonov)», cioè, semplicemente, la raccolta o corpo delle leggi. Tra il 1826 e il 1830, Speranskij raccolse gli atti normativi degli ultimi due secoli – ben 30.920 leggi – nei 45 tomi che [continua ..]


2.1. Lo «svod zakonov graž­danskikh»

Lo svod zakonov graždanskikh è stato più volte emendato e riscritto: la versione ultima è quella del 1911. La stessa avrebbe dovuto essere sostituita da un vero e proprio codice civile russo, denominato «гражданское уложение (graždanskoe uloženie)», cioè sistema o codice civile, la cui preparazione fu avviata nel 1882 e conclusa nel 1905. Questo progetto, tuttavia, che avrebbe accorpato la materia civile e com­mer­ciale, non fu mai approvato ed, anzi, lo scoppio della prima guerra mondiale ne de­terminò l’ab­bandono. La ragione per la quale il graž­danskoe uloženie fosse destinato a contenere in un unico testo di legge la materia civile e quella commerciale si deve al fatto che non si era affermata nella Russia zari­sta la tradizione dot­trinale del diritto com­merciale quale corpo autonomo dal diritto civile [10]: motivo per cui i redattori avevano fatto riferimento allo schweiz­erisches Obli­gationen­recht del 1881 [11]. Ciò, sebbene nello svod zakonov si ritrovi anche un’apposita parte – esattamente il tomo XI, «устав торговый (ustav torgovyj)» – dedicata alle regole commer­cia­li­sti­che di natura ammini­stra­tiva e fi­nanziaria [12], che peraltro vennero pro­gressivamente ridotte, e fatte confluire nella codificazione civilistica, in omag­gio alla prevalente concezione mo­nistica [13]. In questo senso, lo svod zakonov graždanskikh contiene una disciplina delle società, per lo più de­dicata alle società per azioni, in­serita con una legge del 6 dicembre 1836 [14] (ma v. anche gli artt. 87-88 del tomo XI). Lo svod zakonov graždanskikh, com’è riconosciuto dai comparatisti, non è un codice civile moderno, ma ne richiama in parte la sistematica [15]. Nel capo sesto del libro quarto, de­dicato alle obbligazioni nascenti da contratto, si trova la disciplina dedicata alle società «о товариществе (o tovariščestve)», considerate contratto [continua ..]


2.2. Il «graždanskij kodeks RSFSR» 1922

Insieme alla fondazione dell’Unio­ne delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (СССР-Союз Советских Соцялистических Республик), nel 1922, viene approvato il codice civile della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa – «гражданский кодекс РСФСР (graždanskij kodeks RSFSR)» –. Questo codice appartiene alle leggi espressione della NEP – «Новая Экономическая Политика (Novaja­Ekonomičeskaja Politika)» – la nuova politica economica dell’era che pose fine al comunismo di guerra. Il codice del ’22 sicuramente si avvale dei risultati della preparazione del graždanskoe uloženie. La NEP, rispetto ai principi portati avanti durante il comunismo di guer­ra e dai men’ševichi, è con­siderata una «ritirata strategica». Secondo i bol’ševichi, infatti, il socialismo avrebbe potuto attecchire soltanto in una moderna società industrializzata. Industrializzazione che non avrebbe potuto continuare a fondarsi sul pre­stito estero, come nella Russia za­rista, perché la rivoluzione aveva rifiutato di rimborsare i capitali. Si doveva perciò (temporanea­mente) limitare il monopolio dello Stato alla grande industria pesante, alle banche e al commercio estero, ripristinando la libertà di iniziativa economica nella piccola e media industria, nel com­mercio al dettaglio e nei servizi. La scelta rispondeva alle pressioni del ceto contadino – soprattutto dei kulaki, i contadini agiati – di arrestare le requi­sizioni delle eccedenze e, quindi, di ripri­stinare la libertà di commercio. La NEP sortì l’effetto previsto, innalzando in breve tempo il prodotto nazionale a livelli antecedenti alla guerra, assicurando un generalizzato miglioramento delle condizioni ali­mentari e sanitarie [continua ..]


3. La pianificazione econo­mica e l'impresa nel diritto so­vietico

La conclusione dell’era della NEP segnò il ritorno all’ideologia comu­nista ed, anzi, alla sua attuazione concreta nelle scelte di politica economica e di politica del diritto. L’anno della svolta nella politica eco­nomica è considerato il 1928. Mentre infatti le imprese bancarie e assicurative erano state statalizzate già nel 1918, al pari dell’industria pesante e del commercio estero, la confisca delle piccole e medie imprese, occa­sionale in un primo tempo, venne generalizzata solo a partire dal 1928, quando si decise di statalizzare tutte le imprese con più di 10 lavoratori [25]. La statalizzazione della piccola e media industria procedette di pari passo con la collettivizzazione dell’agricoltura che, già nel 1932, condusse alla totale scomparsa dell’agricoltura privata. È in questi anni che si afferma la pianificazione totale dell’economia e che emerge nella sua compiutezza il concetto di impresa di Stato finan­ziariamente autonoma, su basi di «хозрасчёт (khozrasčёt)», abbrevia­zione di «хозяйственный расчёт (khozjajst­ven­nyj rasčёt)», cioè calcolo econo­mico [26]. In politica del diritto, si contrap­ponevano le tesi di chi riteneva coes­senziale alla transizione al comunismo il superamento del diritto borghese con quello proletario o sovietico, o ad­dirit­tura la cancella­zione del diritto privato (Pašukanis), a quelle, infine prevalenti, di chi riteneva che il diritto doveva consi­derarsi strumento per l’attuazione e la preservazione della volontà di classe (Vyšinskij) [27]. Questa seconda concezione, che si faceva interprete della volontà politica staliniana, nel frattempo ascesa al potere, indusse a rivalutare le forme e gli istituti della cultura giuridica continentale, già pre­senti nel codice del 1922, ma ora piegati ai valori comunisti espressi for­malmente nella costituzione so­vietica del 1936.


3.1. La soppressione – de facto e de iure – degli istituti com­mercialistici. Le Basi di legislazione civile dell'URSS del 1961 e il graždanskij kodeks RSFSR 1964

In questo contesto di recupero degli istituti della tradizione occi­den­tale, vi­ce­versa, quelli del diritto com­merciale rimasero lettera morta nel graždanskij kodeks RSFSR 1922. Nel 1927, peraltro, l’URSS attrasse a sé la disciplina delle società per azioni, provocando la soppressione – con due provvedimenti del 1928 e del 1931 della RSFSR – degli artt. 323-366 graždanskij kodeks RSFSR 1922. Si trattava comunque di una società per azioni solo nella forma, giacché il decreto dell’URSS del 17 agosto 1927 la considerava espressamente khozrasčёtnoe predpri­jatie e la ipotizzava come strumento per l’eser­cizio dell’impresa pubblica o al più mista. In concreto, le società per azioni – delle quali, nel 1926, private erano solo 36 su 187 – scomparvero progressi­va­mente, residuandone solo qualche spo­radico esemplare rappre­sentativo di enti statali operanti al­l’estero [28]. La forma si ricongiunse alla so­stan­za quando il codice civile del 1922 venne sostituito dal graždanskij kodeks RSFSR del 1964 [29]. Questo codice conserva so­stan­zial­mente la struttura del codice del ’22, contenendone le quattro parti, nella sequenza del BGB, esclusa la fami­glia. Si arricchisce peraltro di molte altre materie, risultando diviso in otto parti: la prima generale (1-91), la seconda sulla proprietà (92-157), la terza sulle obbligazioni (158-474), la quarta (ancora in vigore), la quinta e la sesta, rispettivamente, sul diritto d’autore, sulle scoperte e sui processi industriali (475-526), la settima sulle successioni (527-561), l’ottava ed ultima sul diritto internazionale pri­vato (562-569). In esso scompare tuttavia la libertà di iniziativa economica. L’art. 10 graž­danskij kodeks RSFSR 1964, infatti, fissa il contenuto della ca­pa­cità giuri­dica dei cittadini, dispo­nendo che gli stessi possono avere un patrimonio in proprietà personale [30] – «иметь имущество в личной собственности (imet’ imuščestvo v [continua ..]


3.2. La proprietŕ socialista (socialističeskaja sobstven­nost'), il piano economico (gosplan-narjad) ed i caratteri dell'im­presa di tipo sovietico (khozrasčëtnoe predprijatie)

L’economia interamente pianifi­cata non si servì degli istituti del diritto commerciale, ma sviluppò an­zi tutta una teoria del diritto del­l’eco­nomia, nella quale hanno un ruolo centrale la pro­prietà socialista (so­cialističeskaja sobst­ven­nost’), il piano economico (gosplan-narjad) e l’im­presa di tipo sovietico (khoz­rasčёtnoe pred­prijatie). L’idea di fondo, com’è stato ef­fica­cemente scritto, era quella del­l’ac­centra­mento dell’economia socia­lista in capo allo Stato, per uno sfrut­ta­men­to ottimale di tutte le ri­sorse e di tutte le capacità materiali e organizzative verso il mas­simo in­cremento del be­nessere collettivo e l’edificazione della società socia­li­sta [33]. A questo scopo, lo Stato si ser­ve delle imprese, che non sono proprietarie dei mezzi di produzione, ma che ne fanno uso in base al diritto – tipicamente sovietico, ma conser­vato nell’odierna codifi­ca­zione – di gestione economica «хозяйственное ведение (khozjajst­vennoe vedenie)» od operativa «оперативное управление (operativ­noe upravlenie)» [34].


3.2.1. Proprietŕ privata (o «per­so­nale») e socialista

Presupposto per la generaliz­za­zione dell’economia pianificata è il regime della proprietà. La proprietà nel diritto russo, anche attuale [35], si connota per il soggetto che ne esercita il diritto [36]. Secondo l’art. 52 graždanskij kodeks RSFSR 1922, la proprietà può essere infatti statale, cooperativa o privata. La proprietà si caratterizza anche per via dell’oggetto (ob’’ekty o predmety častnoj sobstvennosti), giacché non possono cadere in proprietà privata, tra l’altro, la terra (zemlja), le risorse naturali (nedra), i corsi d’acqua e le foreste, le ferrovie, i treni, gli aerei. Nel codice del 1964, peraltro, non si parla più di proprietà privata «частная собственность (častnaja sobstvennost’)» (così invece l’art. 52 graždanskij kodeks RSFSR 1922), ma di proprietà personale «личная собственность (ličnaja sobstven­nost’)» (art. 93 graždanskij kodeks RSFSR 1964), a sottointendere cioè l’idoneità dell’oggetto della pro­prietà a soddisfare un bisogno perso­nale dell’uomo [37]. Alla proprietà perso­nale si contrapponeva, nel codice del 1964, la proprietà socialista (so­cia­lističeskaja sobstvennost’) [38], quella cioè statale, cooperativa, kolkhoziana o di altre organizzazioni sociali [39]. La limitazione dell’oggetto nella proprietà personale faceva sì che tutti i mezzi di produzione industriale, nonché quelli agricoli, non potessero appartenere ai privati, e costituissero esclusivo oggetto della proprietà socialista. Esattamente, l’art. 95 graždanskij kodeks RSFSR 1964 attribuisce alla proprietà dello Stato tutti i mezzi di produzione impiegati nell’industria «средства производства в [continua ..]


3.2.2. La pianificazione so­cia­lista dell'economia (gosplan) e il piano per le singole im­prese (narjad)

Come anticipato, la pianificazione eco­nomica socialista (sociali­stičeskoe planirovanie) si poggia sul regime della proprietà statale dei mezzi di produzione industriale. I princìpi si trovano declamati nel preambolo al codice civile del 1964. Anzitutto, «le basi del sistema eco­nomico dell’URSS si fondano sulla pro­prietà socialista dei mezzi di pro­du­zione in forma di proprietà statale [cioè, popolare – “общенародная (obščenarodnaja)”] e kolkhoziano-coopertiva». Lo Stato sovietico assume conformemente «la direzione dell’eco­nomia sulla base dei piani statali di sviluppo eco­no­mico e sociale, tenendo conto dei principi della settorialità e della ter­ritorialità, contemperando la condu­zione centralizzata con l’indi­pen­den­za e l’iniziativa economica delle imprese, delle loro associazioni e delle altre organizzazioni». La pianificazione dell’economia ope­rava dunque dall’alto al basso [41]: dallo Stato accentrato verso il ter­ritorio ed i settori. Più esattamente il piano di Stato «госплан (gosplan)» abbrevia­zione di «государствеииый план (gosudarstvennyj plan)», della durata di un quinquennio (pjatiletkij), era sud­diviso in piani annuali, ter­ritoriali e set­to­riali. Aveva come destinatario fi­na­le la singola impresa, per la quale era for­mato un piano particolare «наряд (narjad)». Nell’idea di un asservimento degli istituti della tradizione occidentale alla edificazione del comunismo, il piano vincolava l’impresa alla conclusione dei contratti funzionali allo svolgi­mento della relativa atti­vità. Il narjad in­fatti precisava le condizioni, le quanti­tà e i soggetti dai quali l’impresa doveva approvvi­gio­narsi di materie prime, come quelli cui doveva desti­nare i propri prodotti. I narjady di più im­prese in rapporti economici riporta­vano dunque voci simmetricamente con­trapposte. Dopo [continua ..]


3.2.3. L’impresa di tipo so­vie­tico e la centralitŕ del con­cetto di khozrasčët

Tanto il preambolo agli OGZ 1961, quanto quello al graždanskij kodeks RSFSR 1964, affermano che nella via che conduce alla edificazione piena del comunismo, «si fa uso dei rap­porti economico-patrimoniali in con­sonanza con il nuovo contenuto che assumono nell’economia socialista pianificata, ove si adottano strumenti aventi un significato eccezionale per lo sviluppo dell’economia, quali il calcolo econo­mico, il denaro, il prezzo, i costi di produzione, gli utili, il commercio, il credito, le finanze». In particolare, l’impresa di tipo sovietico è sorretta dal principio del calcolo economico (khozrasčёt). Di esso è stata data una nozione, che fornisce tutte le informazioni utili in questa sede. Il khozrasčёt consiste «nel conferimento all’impresa di un com­plesso di beni (capitali fissi e capitali circolanti) all’atto della sua costitu­zione, beni necessari per l’at­tuazione dei suoi compiti statutari; nell’auto­no­mia operativa (cioè nella possibilità di decisione autonoma di una serie di questioni relative alla propria attività) e patrimoniale (cioè nella separazione del patrimonio assegnato all’unità eco­nomica, che essa possiede e di cui essa usa e di­spone in modo autonomo), entro i limiti del piano; nella commi­sura­zione dei profitti e delle perdite e nella copertura delle uscite con le entrate (samookupaemost’); nell’eco­nomia dei prezzi e nella redditività del­l’impresa, e nell’interessamento mate­riale dei lavoratori ai risultati del pro­prio lavoro» [45]. Va peraltro precisato che il prin­cipio di khozrasčёt è stato applicato alle singole imprese solo in un limitato pe­riodo della storia sovietica (1965-1974 e dopo il 1986, nell’età della pe­rest­rojka): infatti, nel periodo della NEP, khozrasčёtnye si consi­deravano solo i raggruppamenti stata­li di imprese (tresty), essendo le singole unità operative soggette solo ad un principio di economia interna (nepolnyj khoz­rasčёt); analogamente, dopo il 1974, il principio si applicherà ai consorzi produttivi ed industriali (ob’’edinenija proizvodst­vennye ili [continua ..]


4. L'etŕ della perestrojka

Com’è noto, l’ascesa al potere so­vie­tico di Mikhail Sergeevič Gorba­čёv ha segnato una svolta epocale nella storia russa e mondiale, con­clu­sasi con lo smantellamento del­l’Unio­ne Sovieti­ca. Dal punto di vista economico, la ri­co­struzione (perestrojka) si pose in un primo momento in continuità con la concezione socialista sovietica, per poi abbandonarla. Così, un primo gruppo di leggi (del 1986, sull’atti­vità lavo­rativa individuale; del 1987, sulle im­prese di Stato; del 1988, sulla coo­perazione in URSS) si limitò a svin­colare i khoz­rasčёtnye pred­pri­jatija dalla stretta soggezione al piano e alle politiche degli ob’’edin­enija di ap­parte­nenza: lo stesso concetto di khozrasčёt si pose piuttosto come requisito – diremmo, di necessaria economicità – per permettere alle imprese di intrat­tenere rapporti com­mer­ciali, aventi ad oggetto lo scambio di merci «товары (tovary)» contro denaro «деньги (den’gi)» [49]. Parallelamente, si reintrodusse la libertà d’iniziativa indi­vi­duale ed in forma cooperativa nei settori dei servizi e dell’artigia­nato [50], sostanzialmente legalizzando le piccole attività, peraltro già presenti nel mercato nero.


4.1. La ricomparsa di imprese, societŕ e titoli di credito nelle ultime leggi dell'Unione Sovietica

L’abbandono della pianificazione si avrà con una seconda ondata normativa tra la fine del 1989 e il 1990, quando, per arginare il collasso del­l’eco­nomia e lo sfalda­mento dell’Unio­ne, peraltro irrever­sibile, saranno ripri­stinati gli istituti chiave del diritto com­merciale. Oltre alle Basi (Osnovy) di legislazione sull’affitto e sulla terra e al Decreto (Ukaz) sugli investimenti stra­nieri, importanza cardinale rivestono le Leggi (Zakony) sulla proprietà e sulle imprese, i Regolamenti (Postanov­lenija) sulle società per azioni e sulle società a responsabilità limitata e sui titoli di credito, il Decreto (Ukaz) sulle piccole imprese [51]. Da segnalare sono anche le Basi (Osnovy) di legislazione civilistica del 31 marzo 1991, che sareb­bero entrare in vigore il 1° gen­naio 1992, se non si fosse dissolta l’Unio­ne Sovietica: le stesse hanno comunque largamente influen­zato il codice civile russo del 1994. Anzitutto, la legge sulla proprietà cancella di fatto il concetto di ličnaja sobstvennost’, introducendo il con­cetto di sobstvennost’ sovetskikh graž­dan, permettendo quindi un im­piego a fini imprenditoriali del patrimonio delle persone. Sparisce cor­relativamente la riserva della pro­prietà socialista dei mezzi di pro­duzione industriale. La Legge sulle imprese, dal canto suo, introduce un concetto universale di predprijatie. Spicca per originalità (art. 1) la concezione dell’impresa – in senso oggettivo e già quale forma orga­niz­zativa dell’attività – come «soggetto economico indipendente dotato di per­sonalità giuridica che, sulla base del­l’uti­lizzazione dei beni da parte del col­let­tivo dei lavoratori, origina e realizza prodotti, compie lavori, rende servizi». L’impresa può essere (art. 2) indi­vi­dua­le e familiare, collettiva o statale; e può essere mista. L’impresa – qualunque im­pre­sa – agisce «secondo il criterio del calcolo economico» (art. 1, 1° com­ma, cpv. 2) e si appropria del profitto prodotto. La parte più interessante della Legge – almeno per i cultori del diritto com­merciale – è senz’altro quella relativa alla gestione [continua ..]


4.2. La successione della Fe­de­razione russa all'Unione So­vie­tica e la codificazione del 1994

La Federazione Russa ha preteso di succedere nel diritto internazionale al­l’Unione Sovietica [52]. Coerente­men­te ha riconosciuto la continuità con le leggi sovietiche. In particolare, con atto del Soviet supremo russo del 14 luglio 1992 ha richiamato le Basi di legi­sla­zione civile dell’URSS, confor­mando ad esse il codice civile della Fe­de­razione russa (in appresso graždanskij kodeks RF). La preparazione del codice civile è avvenuta nel centro di ricerca mo­sco­vita diretto da S.S. Alekseev, ed è stata coordinata da A.L. Makovskij. Il graždanskij kodeks RF è stato emanato in quattro parti (časti) [53], entrate in vigore in tempi diversi [54]. La prima parte (pervaja čast’) comprende tre sezioni (razdela): la prima detta le disposizioni generali (codificazione in materia civilistica; soggetti di diritto; oggetti dei diritti civili; affari e rappresentanza; termini e prescri­zione); la seconda regola il diritto di proprietà e gli altri diritti reali; la terza i diritti di natura obbligatoria (disposizioni generali sulle obbliga­zioni e sul contratto). La se­conda parte (vtoraja čast’) comprende esclu­sivamente la sezione quarta, de­dicata ai contratti tipici. La terza parte (tretaja čast’) comprende la sezione quinta (pjatyj razdel), de­di­cata alle successioni, e la sesta (šestoj razdel), dedicata al diritto inter­na­zionale pri­vato. La quarta parte, non ancora in vigore, disciplina il diritto d’autore, i brevetti industriali e i segni distintivi. Ancora forte è l’influenza del BGB, la cui struttura è recuperata diretta­mente dalle codificazioni so­vie­tiche previgenti. A questa si ag­giunge quella del Burgerlijk Wetboek olandese non­ché, per i profili relativi al commercio internazionale, quella dei lavori della Commissione Lando e del Louisiana Civil Code [55]. È pe­raltro disciplinato il trust nella parte sulla proprietà «доверительная собственность (doveritel’naja sobstvennost’)» [56]. Va se­gnalato – e ciò [continua ..]


5. Il codice civile russo e l'atti­vitŕ d'impresa (pred­pri­ni­ma­tel’skaja deja­tel'nost')

Va anzitutto premesso che nella lingua russa contemporanea l’espres­sione diritto commerciale (торговое право-torgovoe pravo) è usata per lo più come sinonima di diritto del commercio. Il diritto commerciale, invece – come è conosciuto da noi o in Germania – è parte integrante del diritto privato (гражданское право-graždanskoe pravo) e viene inse­gna­to nell’università nei relativi corsi [63]: ra­gione per cui in Russia non ven­go­no più scritti manuali di diritto com­mer­ciale [64]. Alcuni corsi spe­cialistici af­frontano funditus il diritto del­l’impresa (предпринимательское право-predprinimatel’skoe pravo) che ha quindi una limitata autonomia nelle università e nella manua­listi­ca [65]. Esi­sto­no opere di diritto socie­tario, so­prat­tutto nella letteratura trattatistica e mo­nografica [66]. Alla base del diritto dell’impresa rus­so, è la libertà d’iniziativa econo­mica riconosciuta dalla Costituzione del 1993 negli artt. 8 e 34. Quest’ulti­mo in particolare attribuisce a «cia­scun citta­dino il diritto a sfruttare li­beramente le proprie capacità ed i propri beni per l’attività impren­di­to­riale e le altre attività economiche non vietate dalla legge» [67]. L’attività imprenditoriale è definita all’art. 2, 1° comma, cpv. 3, graždan­skij kodeks RF, che fa oggetto della legislazione civilistica i rapporti tra persone che esercitano attività d’im­pre­sa e quelli in cui le stesse sono parte. Si considera imprenditoriale «un’attività indipendente che si svol­ge a rischio proprio dell’agente, di­retta alla siste­ma­tica formazione di ricavi, derivanti dall’impiego del patrimonio, dalla vendita di merci, dal­l’esecuzione di lavori e dalla pre­stazione di servizi, ad opera di sog­getti registrati in qualità di [continua ..]


5.1. L'impresa individuale (in­dividual'nyj predprinimatel')

L’attività d’impresa individuale [71] è contemplata dall’art. 23 graždanskij kodeks RF, per il quale il «cittadino persona fisica» – capace di agire (v. art. 21 graždanskij kodeks RF) – «ha diritto di esercitare un’attività im­pren­ditoriale anche non in forma di persona giuri­dica, a seguito della registrazione in qualità di impren­ditore individuale». La medesima regola vale per la persona a capo di una impresa agricola fami­liare (glava krest’janskogo khozjajst­va), che esercita l’attività senza av­valersi di una persona giuridica. In entrambi i casi, chi esercita l’impresa senza registrazione non può invocare la mancanza della qualità di impren­di­tore in relazione agli affari conclusi in esecuzione di tale attività e il Tri­bu­nale, accertata la qualità di im­pren­ditore, può assoggettare tali af­fari alle regole del codice in ma­teria di obbli­gazioni collegate con l’eser­cizio del­l’at­tività d’impresa (art. 23, ultimo com­ma, graždanskij kodeks RF). Di particolare interesse è la co­stru­zione della disciplina dell’im­pre­sa individuale. Ai sensi dell’art. 23, 3° comma, graždanskij kodeks RF, all’im­presa individuale «si applicano cor­rispon­dentemente le disposizioni del Codice che regolano l’attività del­le persone giuridiche costituenti organiz­za­zioni commerciali, se diver­samente non risulta dalla legge, da altri atti aventi forza di legge o in base alla natura delle relazioni giuri­diche». Appare infatti meritevole di una nota di apprezzamento, che il legislatore russo – staccandosi in ciò dai modelli a sua disposizione e cioè, non solo dai codici di commercio occidentali, ma anche dal precedente codice civile del ’22 – abbia posto l’accento, in materia di attività d’im­presa, sulla centralità dell’organiz­zazione – soprattutto – in forma so­cietaria, considerando la forma indi­vi­duale non già come base [72], ma come una species. All’origine è evi­dentemente la presa d’atto, peraltro comune a tutto l’occidente, che [continua ..]


6. L'impresa esercitata dalle per­sone giuridiche. Disposi­zioni generali

Nella prospettiva della codifi­ca­zio­ne russa, la persona giuridica è, anzitutto, quella capace di possedere in nome proprio un patrimonio di­stinto e separato da quello degli učastniki [75]. Esattamente, la nozione di personalità giuridica è offerta al­l’art. 48 graž­danskij kodeks RF – tra le disposizioni generali, comuni a tutti i lica – quale la capacità di una determinata organiz­za­zione «di pos­sedere in proprietà, in gestione eco­nomica o in gestione ope­rativa un patrimonio separato e di rispondere per le obbligazioni con tale patri­mo­nio, nonché la capacità di acquistare e disporre in nome proprio di diritti materiali e immateriali di natura privata, di assumere obbli­ga­zio­ni, di agire ed essere chiamati in giudizio». La formulazione della nor­ma è ge­ne­ralmente riconosciuta come l’espres­sione normativa del supe­ra­men­to della concezione della pro­prietà sta­tale dei mezzi di produzione e del­l’im­presa di tipo sovietico (pred­pri­jatie) quale soggetto di diritti, an­ziché come oggetto (cioè, nelle nostre categorie, azienda) [76]. La personalità giuridica è riservata a figure tipicamente e tassativamente in­dividuate dall’ordina­mento, e si conse­gue mediante registrazione pub­blica (art. 51 graždanskij kodeks RF). Si distin­guono tra queste le organiz­za­zio­ni lucrative e quelle non lucrative (kommerčeskie i nekom­merčeskie orga­ni­zacii) (attenzio­ne, quindi, al false friend): le prime si propongono come scopo dell’attività esercitata il conse­guimento di utili (izvlečenie pribyli); le seconde non si prefiggono né lo scopo di conseguire utili, né di distribuirli tra i propri učastniki (art. 50, 1° comma, graž­danskij kodeks RF). Le prime pos­sono costituirsi in forma di tovariš­čestva o di obščestva con scopo eco­nomico, di cooperative di produzione o di imprese unitarie di Stato o muni­ci­pali; le seconde possono costituirsi in forma di cooperative di consumo (potrebitel’skie koope­ra­tivy), di unioni con scopi religiosi o di [continua ..]


7. Le societŕ di persone (tova­riščestva)

Come accennato, sono considerate persone giuridiche le società com­merciali personali, costituite nella forma del polnoe tovariščestvo o del tovariščestvo na vere. Il prostoe tovariščestvo è invece considerato, anche nella sistematica del codice, un contratto tipico sul­l’eser­cizio di un’attività comune (do­govor o sovmestnoj dejatel’nosti) – si noti, la stessa espressione usata nel graždanskij kodeks RSFSR 1964, reputata dai giuristi sovietici “altro” rispetto al contratto di società –, con il quale «due o più persone si ob­bligano a mettere in comune risorse pro­prie e ad agire uniti, senza la costituzione di una persona giuridica, allo scopo di trarne profitti o per il conseguimento di un altro scopo non vietato dalla legge» (art. 1041, 1° comma, graždanskij kodeks RF: cfr. anche art. 276 graždanskij kodeks RSFSR 1922 e art. 434 graždanskij kodeks RSFSR 1964). Al proposito, va notato che l’eser­cizio di attività commerciali non è vie­tato ai prostye tovariščestva: in questo caso, tuttavia possono esserne soci soltanto imprenditori individuali (individualnye predprinimatelja) e organizzazioni lucrative (kommerčeskie organizacii) (art. 1041, 2° comma, graždanskij kodeks RF). Ana­loga regola è disposta (art. 66 graždanskij kodeks RF) per la parte­cipazione con respon­sabilità illimi­tata agli altri tovariščestva che hanno oggetto commerciale (khozj­ajstven­nye): essa vale in particolare per tutti i soci di un polnoe tovariščestvo e per gli accomandatari di un tovariš­čestvo na vere. Soci di società di capitali o accomandanti (vkladčiki) pos­­sono essere, invece, anche i citta­dini persone fisiche e le persone giuri­diche non imprenditori. Khoz­jajst­vennye tovariščestva e obščestva pos­sono essere soci fondatori di altri khoz­jajstvennye tovariščestva e obščestva.


7.1. Il prostoe tovariščestvo

Tra le disposizioni sul prostoe tovariščestvo è interessante anzitutto presentare quella che detta la nozione di conferimento. I soci possono ap­por­tare in principio tanto denaro, quanto altre entità patrimoniali, ov­vero anche le proprie conoscenze, esperienze o capacità professionali o di altra natura, e persino la reputa­zione e i rapporti personali (art. 1042 graždanskij kodeks RF; cfr., art. 277 graždanskij kodeks RSFSR 1922): diversamente, nei kho­zjajstvennye tovariščestva e obščestva (art. 66, 6° comma, graždanskij kodeks RF) possono essere apportate solo entità patrimoniali suscettibili di valuta­zione monetaria (denežnaja ocenka). Coerentemente con la man­canza di personalità giuridica – e quin­di di soggettività –, nel prostoe tovariš­čestvo il patrimonio apportato per l’esercizio comune dell’attività si im­puta in comproprietà tra tutti i soci, se non diversamente disposto nel contrat­to, e i diritti diversi dalla pro­prietà si esercitano nel loro interesse comune: in questo senso, la rubrica dell’art. 1043 graždanskij kodeks RF è significati­vamente intitolata al pa­trimonio comu­ne dei soci (obščee imuščestvo tovariš­čej) (e cfr. in senso divergente l’art. 280 graždanskij kodeks RSFSR 1922, per il quale però il prostoe tovariščest­vo era persona giuridica). L’ammini­stra­zione della società spetta a ciascun socio dis­giunta­mente, se non è diversa­mente disposto dal contratto. La re­spon­sa­bilità dei soci per le obbligazioni sociali (art. 1047 graždanskij kodeks RF) è personale, solidale e illimitata nei confronti dei terzi: nei rapporti tra i soci, si presume proporzionale alle quote di conferimento, le quali, se non diversamente disposto, si pre­sumono a loro volta uguali (art. 1042, 1° comma, graždanskij kodeks RF) e danno luogo ad un proporzionale concorso agli utili (art. 1048 graž­danskij kodeks RF) e alle perdite (art. 1046 graždanskij kodeks RF). Anche l’art. 1044, 3° comma, graždanskij kodeks RF am­mette la limitazione della [continua ..]


7.2. Il polnoe tovariščestvo

Il polnoe tovariščestvo è la forma principale di società commerciale a base personalistica ed è regolato agli artt. 69-81 graždanskij kodeks RF [78]. Le disposizioni generali sono conte­nute nell’art. 69 graždanskij kodeks RF, ai sensi del quale «si denomina polnoe tovariščestvo, la società i cui soci (polnye tovarišči), in forza di un ac­cor­do tra loro concluso, conducono un’at­ti­vità commerciale in nome della so­cietà e assumono responsa­bilità per le obbligazioni di questa con tutto il proprio patrimonio». Più esattamente, i soci di un polnoe tova­riščestvo assu­mo­no responsabi­lità solidale sussidia­ria per le obbliga­zioni sociali (art. 75, 1° comma, graž­danskij kodeks RF), che non possono in alcun modo limi­tare o esclu­dere, neppure internamente (art. 75, 3° comma, graždanskij kodeks RF). Per queste ragioni, ciascuna persona può partecipare ad un solo polnoe tovariščestvo. Con­sueta, invece, nel panorama compa­ra­tistico, la norma che vuole indicato nella ragione sociale (naimenovanie), oltre alla di­citura polnoe tovariščest­vo, il nome di tutti o di almeno un socio (con l’in­di­cazione «e altri»). L’art. 70 graždanskij kodeks RF as­segna importanza cardinale al contratto sociale. Il 2° comma ne prescrive il contenuto minimo, vin­colando a che siano disposte le nor­me sull’entità del capitale sociale e degli apporti di cia­scun socio, nonché le regole per l’ese­cuzione dei con­ferimenti e le sanzioni per le viola­zioni di tale obbligo. Si tenga conto però che i conferimenti in denaro devono essere effettuati per al­meno la metà al momento della re­gi­stra­zio­ne della società, mentre per la re­stante parte dispone, appunto, il con­tratto sociale. Lo stesso art. 73 graž­danskij kodeks RF, nel definire le obbligazioni dei soci (conferimenti e divieto di concorrenza), rinvia a quanto disposto nel contratto sociale. Il codice civile russo distingue l’am­ministrazione del polnoe tovariš­čestvo in due [continua ..]


7.3. Il tovariščestvo na vere

Il tovariščestvo na vere è regolato agli artt. 82-86 graždanskij kodeks RF. È in accomandita (o meglio, in fiducia: na vere) la società nella quale accanto ad almeno un socio che esercita in no­me della società l’atti­vità d’impresa e che risponde per le obbligazioni so­ciali con il proprio patrimonio (polnyj to­varišč) sono presenti uno o più soci che assumono il rischio soltanto in rela­zione al conferimento apportato (kom­manditi­sty o vkladčiki). Nella conce­zione russa, gli accomandanti, a diffe­ren­za degli accomandatari, non sono im­pren­ditori. Al tovariščestvo na vere e agli ac­comandatari si applicano rispettiva­men­te le norme in tema di polnye tova­riščestva e di polnye tovarišči, per quanto non sia diversamente di­sposto (art. 82, 2° e 5° comma, graž­danskij kodeks RF). Il legislatore russo chia­risce che l’accomandante che permette l’in­serimento nella ra­gio­ne sociale del proprio nome di­venta accomandatario (stanovitcja polnim tovariščem) (art. 82, 4° com­ma, cpv. 2, graždanskij kodeks RF), con i connessi diritti e responsabilità. Ne discendeva la sola re­sponsabilità, invece, secondo un primečanie del 20 dicembre 1927 ap­posto all’art. 312 graždanskij kodeks RSFSR 1922. Non è invece disciplinata sotto il profilo societario la violazione del divieto d’immistione, pur codifi­ca­to tanto per le limitazioni alla rappre­sentanza generale, quanto per l’am­mi­nistrazione a rilievo solo interno, al­l’art. 84, 2° comma, graždanskij kodeks RF: del resto, l’atto posto in essere dal­l’accomandante verso i ter­zi è nullo e non vincola la società ex art. 168 graždanskij kodeks RF [79]. Non è ammessa nel diritto russo la formazione di società in accomandita per azioni, in quanto, non essendo espressamente contemplate dalla leg­ge quale tipo, o variante delle società in accomandita o di quelle azionarie, lo impedisce l’art. 66, 2° e 3° com­ma, graždanskij kodeks RF, che fa divieto di «mescolare» i tipi [continua ..]


8. Le societŕ di capitali (obš­čestva): i principi co­dicistici e la legislazione speciale di dettaglio

Come anticipato, le società di ca­pitali sono destinatarie oltre che di al­cune disposizioni del codice civile, anche di dettagliate leggi speciali. La disciplina delle società per azioni si ricava in specie dagli artt. 96-104 graž­danskij kodeks RF e dai 94 articoli del zakon AO; quella delle società a re­sponsa­bilità limitata, dagli artt. 87-94 graždanskij kodeks RF e dai 59 articoli del zakon OOO. Esiste una variante della società a responsa­bilità limitata, denominata società a responsabilità sus­sidiaria, discipli­na­ta all’art. 95 graž­danskij kodeks RF e, per rinvio, alle regole proprie della società a respon­sabilità limitata. Agli artt. 105-106 graždanskij ko­deks RF sono disciplinate le società com­merciali (di capitali) controllate e dipendenti (dočernie i zavisimye), e la disciplina va integrata dagli artt. 6, rispettivamente, sia del zakon AO che del zakon OOO: l’art. 105 graž­danskij kodeks RF, in particolare, pone una regola per la responsabilità della capo­gruppo per abuso della persona giuri­dica [81]. La sequenza delle discipline nel codice riflette quella del graždanskij kodeks RSFSR 1922, quindi la di­sci­plina della s.r.l. è anteposta a quella della s.p.a., come nel code de com­merce francese. Non vi è peraltro alcuna integrazione tra i relativi regimi, compiutamente e parallela­mente espres­si nelle leggi speciali, secondo il mo­dello tedesco del GmbHG e dell’AktG.


8.1. La societŕ a responsabilitŕ limitata (obščestvo s ograni­čen­noj otvetsvennost’ju)

Obščestvo s ograničennoj otvets­vennost’ju [82] è la società «il cui capi­tale è diviso in quote di parteci­pa­zio­ne (doli učastja) determinate nella misura indi­cata dai documenti costitutivi, nella qua­le i soci non rispondono per le obbli­ga­zioni sociali ed assumono un rischio di perdita in relazione all’atti­vi­tà della società commisurato alle som­me dei rispet­tivi conferimenti» (artt. 87 graž­dan­skij kodeks RF e 2 zakon OOO). Come anteriormente notato, l’OOO era modello societario già contem­plato nel graždanskij kodeks RSFSR 1922, per il quale tuttavia si trattava di una società con responsabilità sus­sidiaria dei soci, per un multiplo dei conferi­menti. Tipo oggi ride­nomi­nato società a responsabilità sussidiaria (obščestvo s dopolnitel’noj otvetsven­nost’ju). Paral­le­lamente sussisteva nella legislazione russa del 1922 una variante della società per azioni, definita chiusa (zakrytoe akcionernoe obščestvo), che già nello svod zako­nov riprendeva il modello inglese e quindi americano del­le private com­pa­nies o closed corporations. La legislazione sovietica del 1991 ha riproposto a fianco del OOO anche quello del ZAO e così, «purtroppo, senza alcuna necessità» la coesi­sten­za è stata conservata anche dal graž­danskij kodeks RF, «benché l’uno e l’altro modello societario assolvano alla medesima funzione economica (la raccolta dei piccoli e medi capitali)» [83]. Tanto per l’OOO, quanto per il ZAO è fissato un nu­mero massimo di soci, pari a 50: se questa soglia viene supe­rata la so­cietà deve, rispettivamente, trasfor­marsi in OAO (o in cooperativa) o adeguarsi alle prescrizioni per questo valevoli. Non determina gli stessi effetti, invece, il superamento della soglia minima di capitale prevista per le s.p.a.: è peraltro fissato un minimo diverso per le s.p.a. aperte (OAO), pari attualmente a 100.000 rubli, e per quelle chiuse (ZAO), pari a 10.000 rubli, eguale a quello fissato per gli OOO. Per la costituzione di un OOO oc­corrono due documenti costitutivi [continua ..]


8.2. La societŕ a responsabilitŕ sussidiaria (obščestvo s do­pol­nitel'noj otvetsvennost'ju)

Obščestvo s dopolnitel’noj otvets­vennost’ju è una variante dell’OOO – ma non in senso tecnico, giacché co­sti­tuisce tipo a sé stante, la cui adozione o è originaria, ovvero ne­ces­sita di una trasformazione (reor­ganizacija) – la cui tradizione risale al graždanskij kodeks RSFSR 1922. Sono individuate due caratteristiche peculiari di questo tipo di società: 1) il fatto che lo statuto determini una re­sponsabilità personale dei soci sus­sidiaria rispetto a quella della società, che si attiva in caso di insufficienza patrimoniale, pari ad un multiplo, uguale per tutti i soci, del conferi­mento (si tratta peraltro di una solu­zione nota anche alla previgente legi­slazione italiana in materia di società cooperative); 2) il fatto che nell’ipo­tesi di insolvenza di taluno dei soci, la responsabilità sussidiaria per le ob­bligazioni sociali si ripartisce pro­por­zionalmente tra i restanti soci (art. 95, 1° comma, graždanskij kodeks RF).


8.3. La societŕ per azioni (ak­cio­nernoe obščestvo)

L’akcionernoe obščestvo è definito quale «la società, il cui capitale è suddiviso in un numero determinato di parti uguali, costituenti titoli di cre­dito – azioni, i cui possessori – azionisti, non rispondono per le ob­bligazioni sociali e sopportano il ri­schio di perdite esclusivamente nel­la misura del valore delle azioni che loro appartengono» [88].


8.3.1. Otkrytye e zakrytye ak­cio­nernye obščestva

La disciplina dell’AO è princi­pal­mente improntata a regolare l’eser­cizio di attività d’impresa che richie­dono la raccolta di grandi capitali. Come ac­cennato, tuttavia, la disci­pli­na è mo­del­lata, per tradizione risalente allo svod zakonov graždan­skikh, anche secondo il modello anglo-americano. A fianco delle so­cietà azionarie che raccolgono grandi capitali o che, comunque, pre­sen­tano un’ampia base azionaria, i c.d. OAO-otkrytye akcionernye obščеstva, la legislazione russa disciplina anche i c.d. ZAO-zakrytye akcionernye obščе­stva (paragonabili, alle private com­panies o closed corporations) [89]. La transizione da OAO a ZAO e viceversa non costituisce trasfor­ma­zione, ma va assunta con una modifi­ca­zione statu­taria iscritta nel registro delle imprese. Lo status di OAO legittima la sol­le­citazione diretta del pubblico ri­spar­mio attraverso il collocamento di azioni od altri titoli di credito (art. 97 graždanskij kodeks RF e 7 zakon AO). Una parte della disciplina della società per azioni è coerentemente rivolta ad istituire con­trolli e vincoli di patrimonializ­za­zione e trasparenza applicabili ai soli OAO (ed, in parte, agli ZAO se collo­cano presso il pub­blico obbliga­zioni). ZAO è inve­ce la società le cui azioni sono sottoscritte e successivamente pos­sono essere collo­cate esclusiva­men­te tra i fon­datori (učrediteli) o tra il gruppo ristretto di soggetti indicati nello stesso statuto (di norma banche ed altri intermediari finanziari) [90]. Due regole proprie degli OOO si appli­cano coerentemente agli ZAO e non agli OAO, e cioè quella relativa al capitale minimo (10.000 rubli nei primi; 100.000 nei secondi) e quella relativa al numero massimo di soci, pari a 50. La costitu­zione del con­siglio di sor­veglianza è del resto, ne­gli ZAO al pari che negli OOO, fa­coltativa (art. 64 zakon AO). Il carattere chiuso degli ZAO si con­creta nella regola che assegna ai re­lativi azionisti la prelazione legale sulle azioni messe in vendita dagli altri azio­nisti. Inoltre, di norma, gli ZAO non sono tenuti a dare infor­ma­zione al pub­blico della [continua ..]


8.3.2. Costituzione, capitale e azioni. Le azioni come titoli di credito

A differenza che per gli OOO, la costituzione delle società azionarie presuppone un solo documento costi­tutivo (ustav), approvato dai fon­datori (učrediteli) nell’assemblea co­sti­tuente (art. 9, 2° comma, zakon AO). È oggi ammessa sia la fonda­zio­ne per atto unilaterale sia la riu­nione in unica ma­no di tutte le azioni, salvo che l’unico socio sia a sua volta una società uniper­sonale (artt. 98, 6° comma, graždanskij kodeks RF e 10, 2° comma, zakon AO). Il valore del capitale sociale è dato dal­la somma dei valori nominali del­le azioni appartenenti agli azionisti (artt. 99, 1° comma, graždanskij kodeks RF e 21, 1° comma, zakon AO); non l’in­verso. Il valore minimo è, come visto, diversamente fissato per gli OAO e per gli ZAO. Il ca­pi­tale deve essere libe­rato per almeno il 50% entro tre mesi a far data dalla registrazione pubblica della società (acquisto della personalità giuridica); la restante parte entro il primo anno (art. 34 zakon AO). Poiché la libe­ra­zione delle azioni per il primo cinquanta per cento segue, anziché precedere, l’acquisto della perso­na­lità giuridica, la legge 7 agosto 2001, n. 120-FZ ha disposto che, fino a questo momento, nonostante la regi­strazione pubblica, il compimento di atti da parte della società non imme­diatamente con­nessi con la sua costi­tuzione è vietato e gli stessi atti sono privi di effetto (art. 2, 3° comma, zakon AO). Possono essere oggetto di confe­ri­men­to denaro, titoli di credito, altre co­se o diritti reali, nonché altri diritti aventi valore economico. I conferi­men­ti in na­tura, di qualunque valore, deb­bo­no es­sere valutati da un esperto indi­pen­dente (art. 34, 3° comma, zakon AO). In sede costitutiva, le azioni sono as­segnate ai soci fondatori. In segui­to, è possibile procedere a collo­ca­men­ti pub­­blici di azioni di nuova emis­sio­ne [93], se in tal senso delibera l’assem­blea limitando o escludendo il diritto d’opzione. Quando l’aumento non è ese­guito attraverso variazione del valo­re nominale delle azioni già emesse, la legislazione russa parla di emissione [continua ..]


8.3.3. Organizzazione corpo­ra­tiva

La società per azioni russa è arti­colata su tre organi: l’assemblea ge­nerale (obščee sobranie), il consiglio di sorveglianza (nabljudatel’nyi sovet o sovet direktorov) ed un organo ese­cutivo (ispolnitel’nyj organ), mo­no­cratico o collegiale. Inoltre dev’es­sere costituita una commissione di revi­sio­n­e o nominato un revisore, con ana­lo­ghe funzioni di quelli relativi a OOO [99]. Anche l’assemblea dell’AO è con­si­derata dalla legge organo sovrano del­la società e alla stessa sono as­se­gnate competenze determinate, esclu­­sive e, in linea di massima, inde­legabili (artt. 103 graždanskij kodeks RF e 48, 1° comma, zakon AO). Alcune com­pe­ten­ze indicate dalla legge possono es­sere tuttavia af­fidate dallo statuto al consiglio di sor­veglianza: così ad esem­pio per la fissa­zione delle linee d’indirizzo della ge­stio­ne ad opera del­l’organo esecutivo. A differenza che nel­l’OOO le competenze del­l’or­gano esecutivo non possono vice­versa essere avocate dall’assemblea, né la stessa può decidere materie estranee a quelle alla stessa assegnate dalla legge (art. 48, 2° e 3° comma, zakon AO). Le competenze assembleari sono quelle comuni: in generale, le modi­ficazioni dello statuto, l’ap­pro­­va­zio­ne del bilancio e la distribuzione dei dividendi (ivi inclusi gli acconti), la reorganizacija (cioè, la trasfor­ma­zione, la fusione e la scissione) e lo scio­gli­mento. Va notato che, a diffe­renza del modello dualistico tedesco, all’as­sem­blea spetta la nomina e la revoca tanto dei componenti dell’or­gano di sorve­glianza, come di quello esecutivo. Molto specifica è la disciplina del procedimento assembleare, la cui os­servanza, come visto, è sottoposta nel­le società con larga base azionaria ad una sčёtnaja kommissija (artt. 49-63 zakon AO). Le deliberazioni del­l’as­semblea possono essere impu­gna­te da ciascun azionista, che non abbia concorso alla deliberazione, nel ter­mine di sei mesi (art. 49, 7° com­ma, zakon AO). Il consiglio di sorveglianza – che, [continua ..]


9. Imprese agricole e pub­bli­che: alcuni retaggi dal dirit­to sovietico

Conclusa la ricostruzione delle re­gole in materia di kommerčeskie or­ganizacii (tovariščestva e obščest­va), appare necessario fare almeno un cen­no alle forme nelle quali le im­prese di tipo sovietico non pri­va­tiz­zate sono state riconvertite nel rinnovato conte­sto dell’economia di mer­cato russa. Mi limiterò a descri­vere i tratti caratte­ri­stici delle aziende unitarie di Stato e municipali, per riservare qualche nota in più alla ri­strut­turazione del modello econo­mi­co kolkhozjano.


9.1. Dall'obščina, ai kolkhozy, alle cooperative (agricole) di produzione (arteli) e alle imprese agricole familiari (krest’janskie – fermerskie – khozjajstva)

Una parte della storia delle istitu­zioni dell’economia russa e sovietica, quella relativa all’impresa agricola, è stata trascurata nei paragrafi intro­duttivi: è tuttavia opportuno colmare la lacuna. L’abolizione molto tarda della ser­vitù della gleba, solo nel 1861, segnò il consolidamento di un istituto giuri­dico e sociale, l’община (obščina), sul qua­le ha fatto ampiamente affida­mento il potere, prima zarista e poi sovietico. Obščina significa comu­nità, special­men­te sotto il profilo re­li­gioso, etnico o rurale [101]. Si tratta di un’istituzione dotata di auto­ge­stio­ne reale nella quale tutte le questioni fondamentali di vita del villaggio venivano risolte sulla base di principi democratici ed egualitari dal­l’as­sem­blea dei contadini a cui pren­devano parte tutti gli uomini capo-fa­miglia del villaggio (derevnja) con pari di­ritto di voto [102]. L’obščina era inco­rag­giata dal potere zarista, soprattutto dopo l’abolizione della servitù della gleba, perché assicurava la sua longa manus nella riscossione delle tasse. L’obščina divideva la terra del vil­lag­gio – di cui solo minima parte era in proprietà personale – tra le fa­mi­glie contadine, sulla base del numero delle persone e, quindi, dei bisogni, e riscuoteva dalle stesse le tasse, fissate in relazione alla produttività astratta della terra. Se i membri dell’obščina fuggivano dalla comunità, la stessa do­veva farsi carico della sua quota di im­poste: ragione per cui i capi vil­laggio assicuravano al governo il con­trollo sui membri della comunità e il consoli­damento della popo­la­zione contadina. Per effetto della rivoluzione del 1905, il regime di solidarietà fiscale dei membri dell’obščina venne abo­lito. Alle soglie della rivoluzione d’Ot­tobre, l’obščina anzi era quasi smantellata e i contadini erano di­venuti proprietari a titolo indivi­duale delle terre: si parlava di kulaki. Con l’avvento del potere sovietico, quello dell’obščina venne [continua ..]


9.2. Dalle kozrasčëtnye pred­prijatja alle aziende unitarie di Stato e municipali (gosu­dar­stvennye i municipalnye uni­tar­nye predprijatja)

Le aziende unitarie di Stato e mu­nicipali – cui è dedicato un zakon o gosudarstvennykh i municipalnykh unitarnykh predprijatjakh, del 14 novembre 2002, n. 161-FZ – hanno conservato i caratteri dell’impresa di tipo sovietico, giacché non sono pro­prietarie dei mezzi di produzione di cui si avvalgono e sono dunque al con­tem­po oggetto e soggetto di diritti. Lo Sta­to o i comuni manten­go­no la pro­prietà delle aziende unita­rie – intese cioè come complesso dei beni organizzati per l’esercizio del­l’attività d’impresa – mentre le azien­de, dotate di personalità giuridica, acquistano un diritto di ge­stione economica od operativa sui me­desimi beni (art. 113 graždanskij kodeks RF) [105]. Rispettivamente gli artt. 114 e 115 graždanskij kodeks RF di­sciplinano le aziende fondate sulla base di un diritto di gestione econo­mi­ca o di un diritto di gestione opera­tiva. Diritto di gestione economica [хозяйственное ведение (khozjajst­vennoe vedenie)] è il diritto di di­spo­sizione sul patrimonio pubblico, del tutto equivalente nei con­te­nuti al di­rit­to di proprietà, discipli­nato agli artt. 294 ss. graždanskij kodeks RF. Il diritto di gestione operativa [оперативное управление (operativ­noe upravlenie)] è discipli­nato dagli artt. 296 ss. graždanskij kodeks RF e ha ad oggetto, invece, determinati be­ni: qualifica l’azienda che ne è tito­la­re quale казённое предприятие (kazёnnoe predprij­atie) [106]. Le azien­de che agiscono in base al diritto di gestione economica devono essere dotate di un patrimonio non inferiore a quanto determinato dal zakon o gosudarstvennykh i munici­palnykh unitarnykh predprijatjakh e la di­scesa del patrimonio sotto tale mini­mo opera, come nelle società per azio­ni, da causa di scioglimento. Quelle cui è concesso un diritto di gestione [continua ..]


10. La crisi dell’impresa. Cen­ni

Come accennato, il codice civile russo detta separate disposizioni, an­che di rinvio, per il fallimento delle per­sone fisiche e delle persone giu­ridiche (artt. 25 e 65 graždanskij kodeks RF). Il rinvio è stato da ulti­mo attuato con il zakon o neso­sto­ja­tel’nosti (bankotstve) del 2002 (che ha sostituito quelli del 1998 e del 1993) [107]. Il zakon o nesostojatel’nosti pre­vede che possa essere dichiarato il falli­mento della persona fisica insol­vente, cittadino non imprenditore, im­­pren­ditore individuale o im­pren­ditore agri­colo (in persona della gla­va krest’jan­skogo khozjajstva); e quel­lo delle per­sone giuridiche insol­venti, fatta ec­ce­zione per i kazёnnye predprijatja, le cooperative di con­sumo, i partiti poli­tici e le asso­cia­zioni religiose. La pro­ce­dure per le persone giuridiche e per gli impren­ditori sono sostanzialmente coinci­denti. La persona fisica si considera in­sol­vente, cioè incapace di fare fronte alle richieste dei creditori di pa­ga­menti pecuniari e (o) di soddisfare re­golar­mente le proprie obbligazioni, i) se non sono effettuati pagamenti per oltre tre mesi, da quando i debiti sono venuti a scadenza, e ii) se il patri­mo­nio del debitore risulta a ciò insuf­ficiente (art. 3, 1° comma, zakon o nesostoja­tel’nosti). Per l’insolvenza delle perso­ne giuridiche basta dimo­strare gli ina­dem­pi­menti (art. 3, 2° comma, zakon o nesostojatel’nosti), non anche l’inca­pienza patrimoniale, diversamente da quanto si prevede nel § 19 InsO tede­sca che indica nel­l’Überschuldung nach der Bilanz, una causa di apertura della procedura d’insolvenza specifica per le persone giuridiche, ulteriore e autonoma ri­spetto alla drohende Zah­lun­gs­un­fähi­gkeit. La dichiarazione di insolvenza è resa dall’Arbitražnyj Sud – del luo­go ove il cittadino risiede o la perso­na giuridica ha sede – a meno che le pretese insoddisfatte non ammontino complessivamente a meno di 10.000 rubli, per il cittadino non impren­di­tore, e a 100.000 rubli, per l’impren­ditore persona fisica o giuridica [continua ..]


NOTE
Fascicolo 1 - 2007