Articoli Correlati: impresa - societŕ - russia post-sovietica - normative straniere
1. Dall'economia pianificata al diritto commerciale: necessitŕ di una ricognizione - 2. La formazione del diritto commerciale: dalla Russia zarista alle codificazioni dell'etŕ della NEP - 2.1. Lo «svod zakonov graždanskikh» - 2.2. Il «graždanskij kodeks RSFSR» 1922 - 3. La pianificazione economica e l'impresa nel diritto sovietico - 3.1. La soppressione – de facto e de iure – degli istituti commercialistici. Le Basi di legislazione civile dell'URSS del 1961 e il graždanskij kodeks RSFSR 1964 - 3.2. La proprietŕ socialista (socialističeskaja sobstvennost'), il piano economico (gosplan-narjad) ed i caratteri dell'impresa di tipo sovietico (khozrasčëtnoe predprijatie) - 3.2.1. Proprietŕ privata (o «personale») e socialista - 3.2.2. La pianificazione socialista dell'economia (gosplan) e il piano per le singole imprese (narjad) - 3.2.3. L’impresa di tipo sovietico e la centralitŕ del concetto di khozrasčët - 4. L'etŕ della perestrojka - 4.1. La ricomparsa di imprese, societŕ e titoli di credito nelle ultime leggi dell'Unione Sovietica - 4.2. La successione della Federazione russa all'Unione Sovietica e la codificazione del 1994 - 5. Il codice civile russo e l'attivitŕ d'impresa (predprinimatel’skaja dejatel'nost') - 5.1. L'impresa individuale (individual'nyj predprinimatel') - 6. L'impresa esercitata dalle persone giuridiche. Disposizioni generali - 7. Le societŕ di persone (tovariščestva) - 7.1. Il prostoe tovariščestvo - 7.2. Il polnoe tovariščestvo - 7.3. Il tovariščestvo na vere - 8. Le societŕ di capitali (obščestva): i principi codicistici e la legislazione speciale di dettaglio - 8.1. La societŕ a responsabilitŕ limitata (obščestvo s ograničennoj otvetsvennost’ju) - 8.2. La societŕ a responsabilitŕ sussidiaria (obščestvo s dopolnitel'noj otvetsvennost'ju) - 8.3. La societŕ per azioni (akcionernoe obščestvo) - 8.3.1. Otkrytye e zakrytye akcionernye obščestva - 8.3.2. Costituzione, capitale e azioni. Le azioni come titoli di credito - 8.3.3. Organizzazione corporativa - 9. Imprese agricole e pubbliche: alcuni retaggi dal diritto sovietico - 9.1. Dall'obščina, ai kolkhozy, alle cooperative (agricole) di produzione (arteli) e alle imprese agricole familiari (krest’janskie – fermerskie – khozjajstva) - 9.2. Dalle kozrasčëtnye predprijatja alle aziende unitarie di Stato e municipali (gosudarstvennye i municipalnye unitarnye predprijatja) - 10. La crisi dell’impresa. Cenni - NOTE
L’Unione Sovietica – ed i paesi socialisti di essa satelliti – hanno espresso per settant’anni un modello economico e giuridico, connotato dalla pianificazione, antitetico per definizione a quello occidentale, di stampo liberale e borghese, alla cui base è, soprattutto, la collettivizzazione della proprietà sui mezzi di produzione e l’accentramento in capo allo Stato e alle cooperative dell’esercizio dell’impresa. Questo modello si è reso compiutamente conoscibile in Italia, anche negli aspetti giuridici, alla fine degli anni ’60, dalle pagine di una poderosa monografia sull’impresa nel diritto sovietico [1]. Dopo quest’opera, verso la fine degli anni ’80 e nei primi anni ’90, si è avuta informazione del processo normativo con cui si stava attuando la disgregazione del modello economico sovietico, e quindi dell’impresa di tipo sovietico, grazie ad alcuni articoli [2] e ad una approfondita opera trattatistica [3], dalla quale tuttavia ci separano più di dieci anni. Al declino del diritto dell’economia pianificata, in vero, si è accompagnata la palingenesi del diritto commerciale russo, la cui conoscenza, tuttavia, è di fatto riservata solo a chi ha familiarità con la lingua russa [4] o, in misura ridotta, con quella tedesca [5]. Il compito che vuole proporsi questo scritto è, insieme, ambizioso e modesto, avendo l’aspirazione di colmare questa distanza, ma ponendosi il concreto obiettivo di fornire solo un primo contributo di informazioni sulle regole che, smantellata l’economia pianificata, disciplinano i soggetti e le attività dell’economia di mercato: società e imprese. Va subito chiarito, però, che gli istituti attuali che le governano non sono il semplice frutto del trapianto di istituti occidentali, sebbene anche questi abbiano avuto influenza determinante. Sono soprattutto esito della complessa storia del diritto russo. Sicché non possono essere compresi fuori dal relativo corso. Per questa ragione, prima di entrare nel mezzo del diritto russo contemporaneo, ne va ricordata in sintesi la formazione, nei due contesti storici che precedono l’era attuale: quello zarista e quello sovietico. [continua ..]
Il diritto russo, zarista e sovietico, ha presentato un comune connotato di frammentarietà. Uno studio monografico relativamente recente ha posto in chiara luce l’influenza delle fonti non scritte nel diritto sovietico [6] ed in ogni caso la frammentazione delle fonti formali del diritto. Non dissimile era d’altronde anche l’esperienza zarista, là dove gli atti normativi venivano introdotti nell’ordinamento con una pluralità di strumenti, in buona parte ancora oggi conservati, e – soprattutto – senza necessità di pubblicazione. Solo con l’art. 15, 3° comma, della recente costituzione russa (1993) è stato, infatti, elevato a norma di rango costituzionale (peraltro rafforzato) l’obbligo di pubblicazione ufficiale delle leggi, pena l’inapplicabilità delle stesse. In effetti, fu proprio la dispersione degli atti normativi dovuta alla mancanza dell’uso di pubblicare le leggi in organi di raccolta ufficiale a suggerire allo zar [7] Alessandro I, che tuttavia non ne vide i frutti, l’avvio della monumentale opera di ricognizione degli atti normativi vigenti dell’impero russo [8]. Dell’opera fu incaricato – sia dallo zar Alessandro I, sia, dopo la sua morte, da Nicola I – un giurista appartenente all’aristocrazia imperiale (capo dell’ufficio della cancelleria imperiale): il conte Speranskij, tra le figure più note nella storia del diritto russo. A lui si devono due opere fondamentali: il «Полноесобрание законов Российской империи (Polnoe sobranie zakonov Rossijskoj imperii)», cioè la raccolta completa delle leggi dell’impero russo, e lo «свод законов (svod zakonov)», cioè, semplicemente, la raccolta o corpo delle leggi. Tra il 1826 e il 1830, Speranskij raccolse gli atti normativi degli ultimi due secoli – ben 30.920 leggi – nei 45 tomi che [continua ..]
Lo svod zakonov graždanskikh è stato più volte emendato e riscritto: la versione ultima è quella del 1911. La stessa avrebbe dovuto essere sostituita da un vero e proprio codice civile russo, denominato «гражданское уложение (graždanskoe uloženie)», cioè sistema o codice civile, la cui preparazione fu avviata nel 1882 e conclusa nel 1905. Questo progetto, tuttavia, che avrebbe accorpato la materia civile e commerciale, non fu mai approvato ed, anzi, lo scoppio della prima guerra mondiale ne determinò l’abbandono. La ragione per la quale il graždanskoe uloženie fosse destinato a contenere in un unico testo di legge la materia civile e quella commerciale si deve al fatto che non si era affermata nella Russia zarista la tradizione dottrinale del diritto commerciale quale corpo autonomo dal diritto civile [10]: motivo per cui i redattori avevano fatto riferimento allo schweizerisches Obligationenrecht del 1881 [11]. Ciò, sebbene nello svod zakonov si ritrovi anche un’apposita parte – esattamente il tomo XI, «устав торговый (ustav torgovyj)» – dedicata alle regole commercialistiche di natura amministrativa e finanziaria [12], che peraltro vennero progressivamente ridotte, e fatte confluire nella codificazione civilistica, in omaggio alla prevalente concezione monistica [13]. In questo senso, lo svod zakonov graždanskikh contiene una disciplina delle società, per lo più dedicata alle società per azioni, inserita con una legge del 6 dicembre 1836 [14] (ma v. anche gli artt. 87-88 del tomo XI). Lo svod zakonov graždanskikh, com’è riconosciuto dai comparatisti, non è un codice civile moderno, ma ne richiama in parte la sistematica [15]. Nel capo sesto del libro quarto, dedicato alle obbligazioni nascenti da contratto, si trova la disciplina dedicata alle società «о товариществе (o tovariščestve)», considerate contratto [continua ..]
Insieme alla fondazione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (СССР-Союз Советских Соцялистических Республик), nel 1922, viene approvato il codice civile della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa – «гражданский кодекс РСФСР (graždanskij kodeks RSFSR)» –. Questo codice appartiene alle leggi espressione della NEP – «Новая Экономическая Политика (NovajaEkonomičeskaja Politika)» – la nuova politica economica dell’era che pose fine al comunismo di guerra. Il codice del ’22 sicuramente si avvale dei risultati della preparazione del graždanskoe uloženie. La NEP, rispetto ai principi portati avanti durante il comunismo di guerra e dai men’ševichi, è considerata una «ritirata strategica». Secondo i bol’ševichi, infatti, il socialismo avrebbe potuto attecchire soltanto in una moderna società industrializzata. Industrializzazione che non avrebbe potuto continuare a fondarsi sul prestito estero, come nella Russia zarista, perché la rivoluzione aveva rifiutato di rimborsare i capitali. Si doveva perciò (temporaneamente) limitare il monopolio dello Stato alla grande industria pesante, alle banche e al commercio estero, ripristinando la libertà di iniziativa economica nella piccola e media industria, nel commercio al dettaglio e nei servizi. La scelta rispondeva alle pressioni del ceto contadino – soprattutto dei kulaki, i contadini agiati – di arrestare le requisizioni delle eccedenze e, quindi, di ripristinare la libertà di commercio. La NEP sortì l’effetto previsto, innalzando in breve tempo il prodotto nazionale a livelli antecedenti alla guerra, assicurando un generalizzato miglioramento delle condizioni alimentari e sanitarie [continua ..]
La conclusione dell’era della NEP segnò il ritorno all’ideologia comunista ed, anzi, alla sua attuazione concreta nelle scelte di politica economica e di politica del diritto. L’anno della svolta nella politica economica è considerato il 1928. Mentre infatti le imprese bancarie e assicurative erano state statalizzate già nel 1918, al pari dell’industria pesante e del commercio estero, la confisca delle piccole e medie imprese, occasionale in un primo tempo, venne generalizzata solo a partire dal 1928, quando si decise di statalizzare tutte le imprese con più di 10 lavoratori [25]. La statalizzazione della piccola e media industria procedette di pari passo con la collettivizzazione dell’agricoltura che, già nel 1932, condusse alla totale scomparsa dell’agricoltura privata. È in questi anni che si afferma la pianificazione totale dell’economia e che emerge nella sua compiutezza il concetto di impresa di Stato finanziariamente autonoma, su basi di «хозрасчёт (khozrasčёt)», abbreviazione di «хозяйственный расчёт (khozjajstvennyj rasčёt)», cioè calcolo economico [26]. In politica del diritto, si contrapponevano le tesi di chi riteneva coessenziale alla transizione al comunismo il superamento del diritto borghese con quello proletario o sovietico, o addirittura la cancellazione del diritto privato (Pašukanis), a quelle, infine prevalenti, di chi riteneva che il diritto doveva considerarsi strumento per l’attuazione e la preservazione della volontà di classe (Vyšinskij) [27]. Questa seconda concezione, che si faceva interprete della volontà politica staliniana, nel frattempo ascesa al potere, indusse a rivalutare le forme e gli istituti della cultura giuridica continentale, già presenti nel codice del 1922, ma ora piegati ai valori comunisti espressi formalmente nella costituzione sovietica del 1936.
In questo contesto di recupero degli istituti della tradizione occidentale, viceversa, quelli del diritto commerciale rimasero lettera morta nel graždanskij kodeks RSFSR 1922. Nel 1927, peraltro, l’URSS attrasse a sé la disciplina delle società per azioni, provocando la soppressione – con due provvedimenti del 1928 e del 1931 della RSFSR – degli artt. 323-366 graždanskij kodeks RSFSR 1922. Si trattava comunque di una società per azioni solo nella forma, giacché il decreto dell’URSS del 17 agosto 1927 la considerava espressamente khozrasčёtnoe predprijatie e la ipotizzava come strumento per l’esercizio dell’impresa pubblica o al più mista. In concreto, le società per azioni – delle quali, nel 1926, private erano solo 36 su 187 – scomparvero progressivamente, residuandone solo qualche sporadico esemplare rappresentativo di enti statali operanti all’estero [28]. La forma si ricongiunse alla sostanza quando il codice civile del 1922 venne sostituito dal graždanskij kodeks RSFSR del 1964 [29]. Questo codice conserva sostanzialmente la struttura del codice del ’22, contenendone le quattro parti, nella sequenza del BGB, esclusa la famiglia. Si arricchisce peraltro di molte altre materie, risultando diviso in otto parti: la prima generale (1-91), la seconda sulla proprietà (92-157), la terza sulle obbligazioni (158-474), la quarta (ancora in vigore), la quinta e la sesta, rispettivamente, sul diritto d’autore, sulle scoperte e sui processi industriali (475-526), la settima sulle successioni (527-561), l’ottava ed ultima sul diritto internazionale privato (562-569). In esso scompare tuttavia la libertà di iniziativa economica. L’art. 10 graždanskij kodeks RSFSR 1964, infatti, fissa il contenuto della capacità giuridica dei cittadini, disponendo che gli stessi possono avere un patrimonio in proprietà personale [30] – «иметь имущество в личной собственности (imet’ imuščestvo v [continua ..]
L’economia interamente pianificata non si servì degli istituti del diritto commerciale, ma sviluppò anzi tutta una teoria del diritto dell’economia, nella quale hanno un ruolo centrale la proprietà socialista (socialističeskaja sobstvennost’), il piano economico (gosplan-narjad) e l’impresa di tipo sovietico (khozrasčёtnoe predprijatie). L’idea di fondo, com’è stato efficacemente scritto, era quella dell’accentramento dell’economia socialista in capo allo Stato, per uno sfruttamento ottimale di tutte le risorse e di tutte le capacità materiali e organizzative verso il massimo incremento del benessere collettivo e l’edificazione della società socialista [33]. A questo scopo, lo Stato si serve delle imprese, che non sono proprietarie dei mezzi di produzione, ma che ne fanno uso in base al diritto – tipicamente sovietico, ma conservato nell’odierna codificazione – di gestione economica «хозяйственное ведение (khozjajstvennoe vedenie)» od operativa «оперативное управление (operativnoe upravlenie)» [34].
Presupposto per la generalizzazione dell’economia pianificata è il regime della proprietà. La proprietà nel diritto russo, anche attuale [35], si connota per il soggetto che ne esercita il diritto [36]. Secondo l’art. 52 graždanskij kodeks RSFSR 1922, la proprietà può essere infatti statale, cooperativa o privata. La proprietà si caratterizza anche per via dell’oggetto (ob’’ekty o predmety častnoj sobstvennosti), giacché non possono cadere in proprietà privata, tra l’altro, la terra (zemlja), le risorse naturali (nedra), i corsi d’acqua e le foreste, le ferrovie, i treni, gli aerei. Nel codice del 1964, peraltro, non si parla più di proprietà privata «частная собственность (častnaja sobstvennost’)» (così invece l’art. 52 graždanskij kodeks RSFSR 1922), ma di proprietà personale «личная собственность (ličnaja sobstvennost’)» (art. 93 graždanskij kodeks RSFSR 1964), a sottointendere cioè l’idoneità dell’oggetto della proprietà a soddisfare un bisogno personale dell’uomo [37]. Alla proprietà personale si contrapponeva, nel codice del 1964, la proprietà socialista (socialističeskaja sobstvennost’) [38], quella cioè statale, cooperativa, kolkhoziana o di altre organizzazioni sociali [39]. La limitazione dell’oggetto nella proprietà personale faceva sì che tutti i mezzi di produzione industriale, nonché quelli agricoli, non potessero appartenere ai privati, e costituissero esclusivo oggetto della proprietà socialista. Esattamente, l’art. 95 graždanskij kodeks RSFSR 1964 attribuisce alla proprietà dello Stato tutti i mezzi di produzione impiegati nell’industria «средства производства в [continua ..]
Come anticipato, la pianificazione economica socialista (socialističeskoe planirovanie) si poggia sul regime della proprietà statale dei mezzi di produzione industriale. I princìpi si trovano declamati nel preambolo al codice civile del 1964. Anzitutto, «le basi del sistema economico dell’URSS si fondano sulla proprietà socialista dei mezzi di produzione in forma di proprietà statale [cioè, popolare – “общенародная (obščenarodnaja)”] e kolkhoziano-coopertiva». Lo Stato sovietico assume conformemente «la direzione dell’economia sulla base dei piani statali di sviluppo economico e sociale, tenendo conto dei principi della settorialità e della territorialità, contemperando la conduzione centralizzata con l’indipendenza e l’iniziativa economica delle imprese, delle loro associazioni e delle altre organizzazioni». La pianificazione dell’economia operava dunque dall’alto al basso [41]: dallo Stato accentrato verso il territorio ed i settori. Più esattamente il piano di Stato «госплан (gosplan)» abbreviazione di «государствеииый план (gosudarstvennyj plan)», della durata di un quinquennio (pjatiletkij), era suddiviso in piani annuali, territoriali e settoriali. Aveva come destinatario finale la singola impresa, per la quale era formato un piano particolare «наряд (narjad)». Nell’idea di un asservimento degli istituti della tradizione occidentale alla edificazione del comunismo, il piano vincolava l’impresa alla conclusione dei contratti funzionali allo svolgimento della relativa attività. Il narjad infatti precisava le condizioni, le quantità e i soggetti dai quali l’impresa doveva approvvigionarsi di materie prime, come quelli cui doveva destinare i propri prodotti. I narjady di più imprese in rapporti economici riportavano dunque voci simmetricamente contrapposte. Dopo [continua ..]
Tanto il preambolo agli OGZ 1961, quanto quello al graždanskij kodeks RSFSR 1964, affermano che nella via che conduce alla edificazione piena del comunismo, «si fa uso dei rapporti economico-patrimoniali in consonanza con il nuovo contenuto che assumono nell’economia socialista pianificata, ove si adottano strumenti aventi un significato eccezionale per lo sviluppo dell’economia, quali il calcolo economico, il denaro, il prezzo, i costi di produzione, gli utili, il commercio, il credito, le finanze». In particolare, l’impresa di tipo sovietico è sorretta dal principio del calcolo economico (khozrasčёt). Di esso è stata data una nozione, che fornisce tutte le informazioni utili in questa sede. Il khozrasčёt consiste «nel conferimento all’impresa di un complesso di beni (capitali fissi e capitali circolanti) all’atto della sua costituzione, beni necessari per l’attuazione dei suoi compiti statutari; nell’autonomia operativa (cioè nella possibilità di decisione autonoma di una serie di questioni relative alla propria attività) e patrimoniale (cioè nella separazione del patrimonio assegnato all’unità economica, che essa possiede e di cui essa usa e dispone in modo autonomo), entro i limiti del piano; nella commisurazione dei profitti e delle perdite e nella copertura delle uscite con le entrate (samookupaemost’); nell’economia dei prezzi e nella redditività dell’impresa, e nell’interessamento materiale dei lavoratori ai risultati del proprio lavoro» [45]. Va peraltro precisato che il principio di khozrasčёt è stato applicato alle singole imprese solo in un limitato periodo della storia sovietica (1965-1974 e dopo il 1986, nell’età della perestrojka): infatti, nel periodo della NEP, khozrasčёtnye si consideravano solo i raggruppamenti statali di imprese (tresty), essendo le singole unità operative soggette solo ad un principio di economia interna (nepolnyj khozrasčёt); analogamente, dopo il 1974, il principio si applicherà ai consorzi produttivi ed industriali (ob’’edinenija proizvodstvennye ili [continua ..]
Com’è noto, l’ascesa al potere sovietico di Mikhail Sergeevič Gorbačёv ha segnato una svolta epocale nella storia russa e mondiale, conclusasi con lo smantellamento dell’Unione Sovietica. Dal punto di vista economico, la ricostruzione (perestrojka) si pose in un primo momento in continuità con la concezione socialista sovietica, per poi abbandonarla. Così, un primo gruppo di leggi (del 1986, sull’attività lavorativa individuale; del 1987, sulle imprese di Stato; del 1988, sulla cooperazione in URSS) si limitò a svincolare i khozrasčёtnye predprijatija dalla stretta soggezione al piano e alle politiche degli ob’’edinenija di appartenenza: lo stesso concetto di khozrasčёt si pose piuttosto come requisito – diremmo, di necessaria economicità – per permettere alle imprese di intrattenere rapporti commerciali, aventi ad oggetto lo scambio di merci «товары (tovary)» contro denaro «деньги (den’gi)» [49]. Parallelamente, si reintrodusse la libertà d’iniziativa individuale ed in forma cooperativa nei settori dei servizi e dell’artigianato [50], sostanzialmente legalizzando le piccole attività, peraltro già presenti nel mercato nero.
L’abbandono della pianificazione si avrà con una seconda ondata normativa tra la fine del 1989 e il 1990, quando, per arginare il collasso dell’economia e lo sfaldamento dell’Unione, peraltro irreversibile, saranno ripristinati gli istituti chiave del diritto commerciale. Oltre alle Basi (Osnovy) di legislazione sull’affitto e sulla terra e al Decreto (Ukaz) sugli investimenti stranieri, importanza cardinale rivestono le Leggi (Zakony) sulla proprietà e sulle imprese, i Regolamenti (Postanovlenija) sulle società per azioni e sulle società a responsabilità limitata e sui titoli di credito, il Decreto (Ukaz) sulle piccole imprese [51]. Da segnalare sono anche le Basi (Osnovy) di legislazione civilistica del 31 marzo 1991, che sarebbero entrare in vigore il 1° gennaio 1992, se non si fosse dissolta l’Unione Sovietica: le stesse hanno comunque largamente influenzato il codice civile russo del 1994. Anzitutto, la legge sulla proprietà cancella di fatto il concetto di ličnaja sobstvennost’, introducendo il concetto di sobstvennost’ sovetskikh graždan, permettendo quindi un impiego a fini imprenditoriali del patrimonio delle persone. Sparisce correlativamente la riserva della proprietà socialista dei mezzi di produzione industriale. La Legge sulle imprese, dal canto suo, introduce un concetto universale di predprijatie. Spicca per originalità (art. 1) la concezione dell’impresa – in senso oggettivo e già quale forma organizzativa dell’attività – come «soggetto economico indipendente dotato di personalità giuridica che, sulla base dell’utilizzazione dei beni da parte del collettivo dei lavoratori, origina e realizza prodotti, compie lavori, rende servizi». L’impresa può essere (art. 2) individuale e familiare, collettiva o statale; e può essere mista. L’impresa – qualunque impresa – agisce «secondo il criterio del calcolo economico» (art. 1, 1° comma, cpv. 2) e si appropria del profitto prodotto. La parte più interessante della Legge – almeno per i cultori del diritto commerciale – è senz’altro quella relativa alla gestione [continua ..]
La Federazione Russa ha preteso di succedere nel diritto internazionale all’Unione Sovietica [52]. Coerentemente ha riconosciuto la continuità con le leggi sovietiche. In particolare, con atto del Soviet supremo russo del 14 luglio 1992 ha richiamato le Basi di legislazione civile dell’URSS, conformando ad esse il codice civile della Federazione russa (in appresso graždanskij kodeks RF). La preparazione del codice civile è avvenuta nel centro di ricerca moscovita diretto da S.S. Alekseev, ed è stata coordinata da A.L. Makovskij. Il graždanskij kodeks RF è stato emanato in quattro parti (časti) [53], entrate in vigore in tempi diversi [54]. La prima parte (pervaja čast’) comprende tre sezioni (razdela): la prima detta le disposizioni generali (codificazione in materia civilistica; soggetti di diritto; oggetti dei diritti civili; affari e rappresentanza; termini e prescrizione); la seconda regola il diritto di proprietà e gli altri diritti reali; la terza i diritti di natura obbligatoria (disposizioni generali sulle obbligazioni e sul contratto). La seconda parte (vtoraja čast’) comprende esclusivamente la sezione quarta, dedicata ai contratti tipici. La terza parte (tretaja čast’) comprende la sezione quinta (pjatyj razdel), dedicata alle successioni, e la sesta (šestoj razdel), dedicata al diritto internazionale privato. La quarta parte, non ancora in vigore, disciplina il diritto d’autore, i brevetti industriali e i segni distintivi. Ancora forte è l’influenza del BGB, la cui struttura è recuperata direttamente dalle codificazioni sovietiche previgenti. A questa si aggiunge quella del Burgerlijk Wetboek olandese nonché, per i profili relativi al commercio internazionale, quella dei lavori della Commissione Lando e del Louisiana Civil Code [55]. È peraltro disciplinato il trust nella parte sulla proprietà «доверительная собственность (doveritel’naja sobstvennost’)» [56]. Va segnalato – e ciò [continua ..]
Va anzitutto premesso che nella lingua russa contemporanea l’espressione diritto commerciale (торговое право-torgovoe pravo) è usata per lo più come sinonima di diritto del commercio. Il diritto commerciale, invece – come è conosciuto da noi o in Germania – è parte integrante del diritto privato (гражданское право-graždanskoe pravo) e viene insegnato nell’università nei relativi corsi [63]: ragione per cui in Russia non vengono più scritti manuali di diritto commerciale [64]. Alcuni corsi specialistici affrontano funditus il diritto dell’impresa (предпринимательское право-predprinimatel’skoe pravo) che ha quindi una limitata autonomia nelle università e nella manualistica [65]. Esistono opere di diritto societario, soprattutto nella letteratura trattatistica e monografica [66]. Alla base del diritto dell’impresa russo, è la libertà d’iniziativa economica riconosciuta dalla Costituzione del 1993 negli artt. 8 e 34. Quest’ultimo in particolare attribuisce a «ciascun cittadino il diritto a sfruttare liberamente le proprie capacità ed i propri beni per l’attività imprenditoriale e le altre attività economiche non vietate dalla legge» [67]. L’attività imprenditoriale è definita all’art. 2, 1° comma, cpv. 3, graždanskij kodeks RF, che fa oggetto della legislazione civilistica i rapporti tra persone che esercitano attività d’impresa e quelli in cui le stesse sono parte. Si considera imprenditoriale «un’attività indipendente che si svolge a rischio proprio dell’agente, diretta alla sistematica formazione di ricavi, derivanti dall’impiego del patrimonio, dalla vendita di merci, dall’esecuzione di lavori e dalla prestazione di servizi, ad opera di soggetti registrati in qualità di [continua ..]
L’attività d’impresa individuale [71] è contemplata dall’art. 23 graždanskij kodeks RF, per il quale il «cittadino persona fisica» – capace di agire (v. art. 21 graždanskij kodeks RF) – «ha diritto di esercitare un’attività imprenditoriale anche non in forma di persona giuridica, a seguito della registrazione in qualità di imprenditore individuale». La medesima regola vale per la persona a capo di una impresa agricola familiare (glava krest’janskogo khozjajstva), che esercita l’attività senza avvalersi di una persona giuridica. In entrambi i casi, chi esercita l’impresa senza registrazione non può invocare la mancanza della qualità di imprenditore in relazione agli affari conclusi in esecuzione di tale attività e il Tribunale, accertata la qualità di imprenditore, può assoggettare tali affari alle regole del codice in materia di obbligazioni collegate con l’esercizio dell’attività d’impresa (art. 23, ultimo comma, graždanskij kodeks RF). Di particolare interesse è la costruzione della disciplina dell’impresa individuale. Ai sensi dell’art. 23, 3° comma, graždanskij kodeks RF, all’impresa individuale «si applicano corrispondentemente le disposizioni del Codice che regolano l’attività delle persone giuridiche costituenti organizzazioni commerciali, se diversamente non risulta dalla legge, da altri atti aventi forza di legge o in base alla natura delle relazioni giuridiche». Appare infatti meritevole di una nota di apprezzamento, che il legislatore russo – staccandosi in ciò dai modelli a sua disposizione e cioè, non solo dai codici di commercio occidentali, ma anche dal precedente codice civile del ’22 – abbia posto l’accento, in materia di attività d’impresa, sulla centralità dell’organizzazione – soprattutto – in forma societaria, considerando la forma individuale non già come base [72], ma come una species. All’origine è evidentemente la presa d’atto, peraltro comune a tutto l’occidente, che [continua ..]
Nella prospettiva della codificazione russa, la persona giuridica è, anzitutto, quella capace di possedere in nome proprio un patrimonio distinto e separato da quello degli učastniki [75]. Esattamente, la nozione di personalità giuridica è offerta all’art. 48 graždanskij kodeks RF – tra le disposizioni generali, comuni a tutti i lica – quale la capacità di una determinata organizzazione «di possedere in proprietà, in gestione economica o in gestione operativa un patrimonio separato e di rispondere per le obbligazioni con tale patrimonio, nonché la capacità di acquistare e disporre in nome proprio di diritti materiali e immateriali di natura privata, di assumere obbligazioni, di agire ed essere chiamati in giudizio». La formulazione della norma è generalmente riconosciuta come l’espressione normativa del superamento della concezione della proprietà statale dei mezzi di produzione e dell’impresa di tipo sovietico (predprijatie) quale soggetto di diritti, anziché come oggetto (cioè, nelle nostre categorie, azienda) [76]. La personalità giuridica è riservata a figure tipicamente e tassativamente individuate dall’ordinamento, e si consegue mediante registrazione pubblica (art. 51 graždanskij kodeks RF). Si distinguono tra queste le organizzazioni lucrative e quelle non lucrative (kommerčeskie i nekommerčeskie organizacii) (attenzione, quindi, al false friend): le prime si propongono come scopo dell’attività esercitata il conseguimento di utili (izvlečenie pribyli); le seconde non si prefiggono né lo scopo di conseguire utili, né di distribuirli tra i propri učastniki (art. 50, 1° comma, graždanskij kodeks RF). Le prime possono costituirsi in forma di tovariščestva o di obščestva con scopo economico, di cooperative di produzione o di imprese unitarie di Stato o municipali; le seconde possono costituirsi in forma di cooperative di consumo (potrebitel’skie kooperativy), di unioni con scopi religiosi o di [continua ..]
Come accennato, sono considerate persone giuridiche le società commerciali personali, costituite nella forma del polnoe tovariščestvo o del tovariščestvo na vere. Il prostoe tovariščestvo è invece considerato, anche nella sistematica del codice, un contratto tipico sull’esercizio di un’attività comune (dogovor o sovmestnoj dejatel’nosti) – si noti, la stessa espressione usata nel graždanskij kodeks RSFSR 1964, reputata dai giuristi sovietici “altro” rispetto al contratto di società –, con il quale «due o più persone si obbligano a mettere in comune risorse proprie e ad agire uniti, senza la costituzione di una persona giuridica, allo scopo di trarne profitti o per il conseguimento di un altro scopo non vietato dalla legge» (art. 1041, 1° comma, graždanskij kodeks RF: cfr. anche art. 276 graždanskij kodeks RSFSR 1922 e art. 434 graždanskij kodeks RSFSR 1964). Al proposito, va notato che l’esercizio di attività commerciali non è vietato ai prostye tovariščestva: in questo caso, tuttavia possono esserne soci soltanto imprenditori individuali (individualnye predprinimatelja) e organizzazioni lucrative (kommerčeskie organizacii) (art. 1041, 2° comma, graždanskij kodeks RF). Analoga regola è disposta (art. 66 graždanskij kodeks RF) per la partecipazione con responsabilità illimitata agli altri tovariščestva che hanno oggetto commerciale (khozjajstvennye): essa vale in particolare per tutti i soci di un polnoe tovariščestvo e per gli accomandatari di un tovariščestvo na vere. Soci di società di capitali o accomandanti (vkladčiki) possono essere, invece, anche i cittadini persone fisiche e le persone giuridiche non imprenditori. Khozjajstvennye tovariščestva e obščestva possono essere soci fondatori di altri khozjajstvennye tovariščestva e obščestva.
Tra le disposizioni sul prostoe tovariščestvo è interessante anzitutto presentare quella che detta la nozione di conferimento. I soci possono apportare in principio tanto denaro, quanto altre entità patrimoniali, ovvero anche le proprie conoscenze, esperienze o capacità professionali o di altra natura, e persino la reputazione e i rapporti personali (art. 1042 graždanskij kodeks RF; cfr., art. 277 graždanskij kodeks RSFSR 1922): diversamente, nei khozjajstvennye tovariščestva e obščestva (art. 66, 6° comma, graždanskij kodeks RF) possono essere apportate solo entità patrimoniali suscettibili di valutazione monetaria (denežnaja ocenka). Coerentemente con la mancanza di personalità giuridica – e quindi di soggettività –, nel prostoe tovariščestvo il patrimonio apportato per l’esercizio comune dell’attività si imputa in comproprietà tra tutti i soci, se non diversamente disposto nel contratto, e i diritti diversi dalla proprietà si esercitano nel loro interesse comune: in questo senso, la rubrica dell’art. 1043 graždanskij kodeks RF è significativamente intitolata al patrimonio comune dei soci (obščee imuščestvo tovariščej) (e cfr. in senso divergente l’art. 280 graždanskij kodeks RSFSR 1922, per il quale però il prostoe tovariščestvo era persona giuridica). L’amministrazione della società spetta a ciascun socio disgiuntamente, se non è diversamente disposto dal contratto. La responsabilità dei soci per le obbligazioni sociali (art. 1047 graždanskij kodeks RF) è personale, solidale e illimitata nei confronti dei terzi: nei rapporti tra i soci, si presume proporzionale alle quote di conferimento, le quali, se non diversamente disposto, si presumono a loro volta uguali (art. 1042, 1° comma, graždanskij kodeks RF) e danno luogo ad un proporzionale concorso agli utili (art. 1048 graždanskij kodeks RF) e alle perdite (art. 1046 graždanskij kodeks RF). Anche l’art. 1044, 3° comma, graždanskij kodeks RF ammette la limitazione della [continua ..]
Il polnoe tovariščestvo è la forma principale di società commerciale a base personalistica ed è regolato agli artt. 69-81 graždanskij kodeks RF [78]. Le disposizioni generali sono contenute nell’art. 69 graždanskij kodeks RF, ai sensi del quale «si denomina polnoe tovariščestvo, la società i cui soci (polnye tovarišči), in forza di un accordo tra loro concluso, conducono un’attività commerciale in nome della società e assumono responsabilità per le obbligazioni di questa con tutto il proprio patrimonio». Più esattamente, i soci di un polnoe tovariščestvo assumono responsabilità solidale sussidiaria per le obbligazioni sociali (art. 75, 1° comma, graždanskij kodeks RF), che non possono in alcun modo limitare o escludere, neppure internamente (art. 75, 3° comma, graždanskij kodeks RF). Per queste ragioni, ciascuna persona può partecipare ad un solo polnoe tovariščestvo. Consueta, invece, nel panorama comparatistico, la norma che vuole indicato nella ragione sociale (naimenovanie), oltre alla dicitura polnoe tovariščestvo, il nome di tutti o di almeno un socio (con l’indicazione «e altri»). L’art. 70 graždanskij kodeks RF assegna importanza cardinale al contratto sociale. Il 2° comma ne prescrive il contenuto minimo, vincolando a che siano disposte le norme sull’entità del capitale sociale e degli apporti di ciascun socio, nonché le regole per l’esecuzione dei conferimenti e le sanzioni per le violazioni di tale obbligo. Si tenga conto però che i conferimenti in denaro devono essere effettuati per almeno la metà al momento della registrazione della società, mentre per la restante parte dispone, appunto, il contratto sociale. Lo stesso art. 73 graždanskij kodeks RF, nel definire le obbligazioni dei soci (conferimenti e divieto di concorrenza), rinvia a quanto disposto nel contratto sociale. Il codice civile russo distingue l’amministrazione del polnoe tovariščestvo in due [continua ..]
Il tovariščestvo na vere è regolato agli artt. 82-86 graždanskij kodeks RF. È in accomandita (o meglio, in fiducia: na vere) la società nella quale accanto ad almeno un socio che esercita in nome della società l’attività d’impresa e che risponde per le obbligazioni sociali con il proprio patrimonio (polnyj tovarišč) sono presenti uno o più soci che assumono il rischio soltanto in relazione al conferimento apportato (kommanditisty o vkladčiki). Nella concezione russa, gli accomandanti, a differenza degli accomandatari, non sono imprenditori. Al tovariščestvo na vere e agli accomandatari si applicano rispettivamente le norme in tema di polnye tovariščestva e di polnye tovarišči, per quanto non sia diversamente disposto (art. 82, 2° e 5° comma, graždanskij kodeks RF). Il legislatore russo chiarisce che l’accomandante che permette l’inserimento nella ragione sociale del proprio nome diventa accomandatario (stanovitcja polnim tovariščem) (art. 82, 4° comma, cpv. 2, graždanskij kodeks RF), con i connessi diritti e responsabilità. Ne discendeva la sola responsabilità, invece, secondo un primečanie del 20 dicembre 1927 apposto all’art. 312 graždanskij kodeks RSFSR 1922. Non è invece disciplinata sotto il profilo societario la violazione del divieto d’immistione, pur codificato tanto per le limitazioni alla rappresentanza generale, quanto per l’amministrazione a rilievo solo interno, all’art. 84, 2° comma, graždanskij kodeks RF: del resto, l’atto posto in essere dall’accomandante verso i terzi è nullo e non vincola la società ex art. 168 graždanskij kodeks RF [79]. Non è ammessa nel diritto russo la formazione di società in accomandita per azioni, in quanto, non essendo espressamente contemplate dalla legge quale tipo, o variante delle società in accomandita o di quelle azionarie, lo impedisce l’art. 66, 2° e 3° comma, graždanskij kodeks RF, che fa divieto di «mescolare» i tipi [continua ..]
Come anticipato, le società di capitali sono destinatarie oltre che di alcune disposizioni del codice civile, anche di dettagliate leggi speciali. La disciplina delle società per azioni si ricava in specie dagli artt. 96-104 graždanskij kodeks RF e dai 94 articoli del zakon AO; quella delle società a responsabilità limitata, dagli artt. 87-94 graždanskij kodeks RF e dai 59 articoli del zakon OOO. Esiste una variante della società a responsabilità limitata, denominata società a responsabilità sussidiaria, disciplinata all’art. 95 graždanskij kodeks RF e, per rinvio, alle regole proprie della società a responsabilità limitata. Agli artt. 105-106 graždanskij kodeks RF sono disciplinate le società commerciali (di capitali) controllate e dipendenti (dočernie i zavisimye), e la disciplina va integrata dagli artt. 6, rispettivamente, sia del zakon AO che del zakon OOO: l’art. 105 graždanskij kodeks RF, in particolare, pone una regola per la responsabilità della capogruppo per abuso della persona giuridica [81]. La sequenza delle discipline nel codice riflette quella del graždanskij kodeks RSFSR 1922, quindi la disciplina della s.r.l. è anteposta a quella della s.p.a., come nel code de commerce francese. Non vi è peraltro alcuna integrazione tra i relativi regimi, compiutamente e parallelamente espressi nelle leggi speciali, secondo il modello tedesco del GmbHG e dell’AktG.
Obščestvo s ograničennoj otvetsvennost’ju [82] è la società «il cui capitale è diviso in quote di partecipazione (doli učastja) determinate nella misura indicata dai documenti costitutivi, nella quale i soci non rispondono per le obbligazioni sociali ed assumono un rischio di perdita in relazione all’attività della società commisurato alle somme dei rispettivi conferimenti» (artt. 87 graždanskij kodeks RF e 2 zakon OOO). Come anteriormente notato, l’OOO era modello societario già contemplato nel graždanskij kodeks RSFSR 1922, per il quale tuttavia si trattava di una società con responsabilità sussidiaria dei soci, per un multiplo dei conferimenti. Tipo oggi ridenominato società a responsabilità sussidiaria (obščestvo s dopolnitel’noj otvetsvennost’ju). Parallelamente sussisteva nella legislazione russa del 1922 una variante della società per azioni, definita chiusa (zakrytoe akcionernoe obščestvo), che già nello svod zakonov riprendeva il modello inglese e quindi americano delle private companies o closed corporations. La legislazione sovietica del 1991 ha riproposto a fianco del OOO anche quello del ZAO e così, «purtroppo, senza alcuna necessità» la coesistenza è stata conservata anche dal graždanskij kodeks RF, «benché l’uno e l’altro modello societario assolvano alla medesima funzione economica (la raccolta dei piccoli e medi capitali)» [83]. Tanto per l’OOO, quanto per il ZAO è fissato un numero massimo di soci, pari a 50: se questa soglia viene superata la società deve, rispettivamente, trasformarsi in OAO (o in cooperativa) o adeguarsi alle prescrizioni per questo valevoli. Non determina gli stessi effetti, invece, il superamento della soglia minima di capitale prevista per le s.p.a.: è peraltro fissato un minimo diverso per le s.p.a. aperte (OAO), pari attualmente a 100.000 rubli, e per quelle chiuse (ZAO), pari a 10.000 rubli, eguale a quello fissato per gli OOO. Per la costituzione di un OOO occorrono due documenti costitutivi [continua ..]
Obščestvo s dopolnitel’noj otvetsvennost’ju è una variante dell’OOO – ma non in senso tecnico, giacché costituisce tipo a sé stante, la cui adozione o è originaria, ovvero necessita di una trasformazione (reorganizacija) – la cui tradizione risale al graždanskij kodeks RSFSR 1922. Sono individuate due caratteristiche peculiari di questo tipo di società: 1) il fatto che lo statuto determini una responsabilità personale dei soci sussidiaria rispetto a quella della società, che si attiva in caso di insufficienza patrimoniale, pari ad un multiplo, uguale per tutti i soci, del conferimento (si tratta peraltro di una soluzione nota anche alla previgente legislazione italiana in materia di società cooperative); 2) il fatto che nell’ipotesi di insolvenza di taluno dei soci, la responsabilità sussidiaria per le obbligazioni sociali si ripartisce proporzionalmente tra i restanti soci (art. 95, 1° comma, graždanskij kodeks RF).
L’akcionernoe obščestvo è definito quale «la società, il cui capitale è suddiviso in un numero determinato di parti uguali, costituenti titoli di credito – azioni, i cui possessori – azionisti, non rispondono per le obbligazioni sociali e sopportano il rischio di perdite esclusivamente nella misura del valore delle azioni che loro appartengono» [88].
La disciplina dell’AO è principalmente improntata a regolare l’esercizio di attività d’impresa che richiedono la raccolta di grandi capitali. Come accennato, tuttavia, la disciplina è modellata, per tradizione risalente allo svod zakonov graždanskikh, anche secondo il modello anglo-americano. A fianco delle società azionarie che raccolgono grandi capitali o che, comunque, presentano un’ampia base azionaria, i c.d. OAO-otkrytye akcionernye obščеstva, la legislazione russa disciplina anche i c.d. ZAO-zakrytye akcionernye obščеstva (paragonabili, alle private companies o closed corporations) [89]. La transizione da OAO a ZAO e viceversa non costituisce trasformazione, ma va assunta con una modificazione statutaria iscritta nel registro delle imprese. Lo status di OAO legittima la sollecitazione diretta del pubblico risparmio attraverso il collocamento di azioni od altri titoli di credito (art. 97 graždanskij kodeks RF e 7 zakon AO). Una parte della disciplina della società per azioni è coerentemente rivolta ad istituire controlli e vincoli di patrimonializzazione e trasparenza applicabili ai soli OAO (ed, in parte, agli ZAO se collocano presso il pubblico obbligazioni). ZAO è invece la società le cui azioni sono sottoscritte e successivamente possono essere collocate esclusivamente tra i fondatori (učrediteli) o tra il gruppo ristretto di soggetti indicati nello stesso statuto (di norma banche ed altri intermediari finanziari) [90]. Due regole proprie degli OOO si applicano coerentemente agli ZAO e non agli OAO, e cioè quella relativa al capitale minimo (10.000 rubli nei primi; 100.000 nei secondi) e quella relativa al numero massimo di soci, pari a 50. La costituzione del consiglio di sorveglianza è del resto, negli ZAO al pari che negli OOO, facoltativa (art. 64 zakon AO). Il carattere chiuso degli ZAO si concreta nella regola che assegna ai relativi azionisti la prelazione legale sulle azioni messe in vendita dagli altri azionisti. Inoltre, di norma, gli ZAO non sono tenuti a dare informazione al pubblico della [continua ..]
A differenza che per gli OOO, la costituzione delle società azionarie presuppone un solo documento costitutivo (ustav), approvato dai fondatori (učrediteli) nell’assemblea costituente (art. 9, 2° comma, zakon AO). È oggi ammessa sia la fondazione per atto unilaterale sia la riunione in unica mano di tutte le azioni, salvo che l’unico socio sia a sua volta una società unipersonale (artt. 98, 6° comma, graždanskij kodeks RF e 10, 2° comma, zakon AO). Il valore del capitale sociale è dato dalla somma dei valori nominali delle azioni appartenenti agli azionisti (artt. 99, 1° comma, graždanskij kodeks RF e 21, 1° comma, zakon AO); non l’inverso. Il valore minimo è, come visto, diversamente fissato per gli OAO e per gli ZAO. Il capitale deve essere liberato per almeno il 50% entro tre mesi a far data dalla registrazione pubblica della società (acquisto della personalità giuridica); la restante parte entro il primo anno (art. 34 zakon AO). Poiché la liberazione delle azioni per il primo cinquanta per cento segue, anziché precedere, l’acquisto della personalità giuridica, la legge 7 agosto 2001, n. 120-FZ ha disposto che, fino a questo momento, nonostante la registrazione pubblica, il compimento di atti da parte della società non immediatamente connessi con la sua costituzione è vietato e gli stessi atti sono privi di effetto (art. 2, 3° comma, zakon AO). Possono essere oggetto di conferimento denaro, titoli di credito, altre cose o diritti reali, nonché altri diritti aventi valore economico. I conferimenti in natura, di qualunque valore, debbono essere valutati da un esperto indipendente (art. 34, 3° comma, zakon AO). In sede costitutiva, le azioni sono assegnate ai soci fondatori. In seguito, è possibile procedere a collocamenti pubblici di azioni di nuova emissione [93], se in tal senso delibera l’assemblea limitando o escludendo il diritto d’opzione. Quando l’aumento non è eseguito attraverso variazione del valore nominale delle azioni già emesse, la legislazione russa parla di emissione [continua ..]
La società per azioni russa è articolata su tre organi: l’assemblea generale (obščee sobranie), il consiglio di sorveglianza (nabljudatel’nyi sovet o sovet direktorov) ed un organo esecutivo (ispolnitel’nyj organ), monocratico o collegiale. Inoltre dev’essere costituita una commissione di revisione o nominato un revisore, con analoghe funzioni di quelli relativi a OOO [99]. Anche l’assemblea dell’AO è considerata dalla legge organo sovrano della società e alla stessa sono assegnate competenze determinate, esclusive e, in linea di massima, indelegabili (artt. 103 graždanskij kodeks RF e 48, 1° comma, zakon AO). Alcune competenze indicate dalla legge possono essere tuttavia affidate dallo statuto al consiglio di sorveglianza: così ad esempio per la fissazione delle linee d’indirizzo della gestione ad opera dell’organo esecutivo. A differenza che nell’OOO le competenze dell’organo esecutivo non possono viceversa essere avocate dall’assemblea, né la stessa può decidere materie estranee a quelle alla stessa assegnate dalla legge (art. 48, 2° e 3° comma, zakon AO). Le competenze assembleari sono quelle comuni: in generale, le modificazioni dello statuto, l’approvazione del bilancio e la distribuzione dei dividendi (ivi inclusi gli acconti), la reorganizacija (cioè, la trasformazione, la fusione e la scissione) e lo scioglimento. Va notato che, a differenza del modello dualistico tedesco, all’assemblea spetta la nomina e la revoca tanto dei componenti dell’organo di sorveglianza, come di quello esecutivo. Molto specifica è la disciplina del procedimento assembleare, la cui osservanza, come visto, è sottoposta nelle società con larga base azionaria ad una sčёtnaja kommissija (artt. 49-63 zakon AO). Le deliberazioni dell’assemblea possono essere impugnate da ciascun azionista, che non abbia concorso alla deliberazione, nel termine di sei mesi (art. 49, 7° comma, zakon AO). Il consiglio di sorveglianza – che, [continua ..]
Conclusa la ricostruzione delle regole in materia di kommerčeskie organizacii (tovariščestva e obščestva), appare necessario fare almeno un cenno alle forme nelle quali le imprese di tipo sovietico non privatizzate sono state riconvertite nel rinnovato contesto dell’economia di mercato russa. Mi limiterò a descrivere i tratti caratteristici delle aziende unitarie di Stato e municipali, per riservare qualche nota in più alla ristrutturazione del modello economico kolkhozjano.
Una parte della storia delle istituzioni dell’economia russa e sovietica, quella relativa all’impresa agricola, è stata trascurata nei paragrafi introduttivi: è tuttavia opportuno colmare la lacuna. L’abolizione molto tarda della servitù della gleba, solo nel 1861, segnò il consolidamento di un istituto giuridico e sociale, l’община (obščina), sul quale ha fatto ampiamente affidamento il potere, prima zarista e poi sovietico. Obščina significa comunità, specialmente sotto il profilo religioso, etnico o rurale [101]. Si tratta di un’istituzione dotata di autogestione reale nella quale tutte le questioni fondamentali di vita del villaggio venivano risolte sulla base di principi democratici ed egualitari dall’assemblea dei contadini a cui prendevano parte tutti gli uomini capo-famiglia del villaggio (derevnja) con pari diritto di voto [102]. L’obščina era incoraggiata dal potere zarista, soprattutto dopo l’abolizione della servitù della gleba, perché assicurava la sua longa manus nella riscossione delle tasse. L’obščina divideva la terra del villaggio – di cui solo minima parte era in proprietà personale – tra le famiglie contadine, sulla base del numero delle persone e, quindi, dei bisogni, e riscuoteva dalle stesse le tasse, fissate in relazione alla produttività astratta della terra. Se i membri dell’obščina fuggivano dalla comunità, la stessa doveva farsi carico della sua quota di imposte: ragione per cui i capi villaggio assicuravano al governo il controllo sui membri della comunità e il consolidamento della popolazione contadina. Per effetto della rivoluzione del 1905, il regime di solidarietà fiscale dei membri dell’obščina venne abolito. Alle soglie della rivoluzione d’Ottobre, l’obščina anzi era quasi smantellata e i contadini erano divenuti proprietari a titolo individuale delle terre: si parlava di kulaki. Con l’avvento del potere sovietico, quello dell’obščina venne [continua ..]
Le aziende unitarie di Stato e municipali – cui è dedicato un zakon o gosudarstvennykh i municipalnykh unitarnykh predprijatjakh, del 14 novembre 2002, n. 161-FZ – hanno conservato i caratteri dell’impresa di tipo sovietico, giacché non sono proprietarie dei mezzi di produzione di cui si avvalgono e sono dunque al contempo oggetto e soggetto di diritti. Lo Stato o i comuni mantengono la proprietà delle aziende unitarie – intese cioè come complesso dei beni organizzati per l’esercizio dell’attività d’impresa – mentre le aziende, dotate di personalità giuridica, acquistano un diritto di gestione economica od operativa sui medesimi beni (art. 113 graždanskij kodeks RF) [105]. Rispettivamente gli artt. 114 e 115 graždanskij kodeks RF disciplinano le aziende fondate sulla base di un diritto di gestione economica o di un diritto di gestione operativa. Diritto di gestione economica [хозяйственное ведение (khozjajstvennoe vedenie)] è il diritto di disposizione sul patrimonio pubblico, del tutto equivalente nei contenuti al diritto di proprietà, disciplinato agli artt. 294 ss. graždanskij kodeks RF. Il diritto di gestione operativa [оперативное управление (operativnoe upravlenie)] è disciplinato dagli artt. 296 ss. graždanskij kodeks RF e ha ad oggetto, invece, determinati beni: qualifica l’azienda che ne è titolare quale казённое предприятие (kazёnnoe predprijatie) [106]. Le aziende che agiscono in base al diritto di gestione economica devono essere dotate di un patrimonio non inferiore a quanto determinato dal zakon o gosudarstvennykh i municipalnykh unitarnykh predprijatjakh e la discesa del patrimonio sotto tale minimo opera, come nelle società per azioni, da causa di scioglimento. Quelle cui è concesso un diritto di gestione [continua ..]
Come accennato, il codice civile russo detta separate disposizioni, anche di rinvio, per il fallimento delle persone fisiche e delle persone giuridiche (artt. 25 e 65 graždanskij kodeks RF). Il rinvio è stato da ultimo attuato con il zakon o nesostojatel’nosti (bankotstve) del 2002 (che ha sostituito quelli del 1998 e del 1993) [107]. Il zakon o nesostojatel’nosti prevede che possa essere dichiarato il fallimento della persona fisica insolvente, cittadino non imprenditore, imprenditore individuale o imprenditore agricolo (in persona della glava krest’janskogo khozjajstva); e quello delle persone giuridiche insolventi, fatta eccezione per i kazёnnye predprijatja, le cooperative di consumo, i partiti politici e le associazioni religiose. La procedure per le persone giuridiche e per gli imprenditori sono sostanzialmente coincidenti. La persona fisica si considera insolvente, cioè incapace di fare fronte alle richieste dei creditori di pagamenti pecuniari e (o) di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni, i) se non sono effettuati pagamenti per oltre tre mesi, da quando i debiti sono venuti a scadenza, e ii) se il patrimonio del debitore risulta a ciò insufficiente (art. 3, 1° comma, zakon o nesostojatel’nosti). Per l’insolvenza delle persone giuridiche basta dimostrare gli inadempimenti (art. 3, 2° comma, zakon o nesostojatel’nosti), non anche l’incapienza patrimoniale, diversamente da quanto si prevede nel § 19 InsO tedesca che indica nell’Überschuldung nach der Bilanz, una causa di apertura della procedura d’insolvenza specifica per le persone giuridiche, ulteriore e autonoma rispetto alla drohende Zahlungsunfähigkeit. La dichiarazione di insolvenza è resa dall’Arbitražnyj Sud – del luogo ove il cittadino risiede o la persona giuridica ha sede – a meno che le pretese insoddisfatte non ammontino complessivamente a meno di 10.000 rubli, per il cittadino non imprenditore, e a 100.000 rubli, per l’imprenditore persona fisica o giuridica [continua ..]