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Il diritto societario di Singapore tra circolazione dei modelli e crescenti originalità
Pierluigi Matera, Ferruccio Maria Sbarbaro
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Sommario:
1. Profili introduttivi. - 2. L’evoluzione dell’ordinamento societario di Singapore tra resistenze del retaggio coloniale e ricerca di una consapevole originalità. - 3. Segue: le riforme del Companies Act. - 4. Segue: cenni alle più recenti scelte in tema di doveri e responsabilità dei directors. - 5. L’esempio della società unipersonale. - 6. Il dibattito sul piercing the veil dopo il caso Prest. - 7. Ulteriori conferme: la disciplina dell’OPA nel Singapore Code on Takeovers and Mergers. - 8. Conclusioni (minime). - NOTE
1. Profili introduttivi.
Nel Sud-est asiatico tradizione e progresso si intrecciano indissolubilmente in un divenire che appare in parte sottrarsi alle categorie anche giuridiche dell’Occidente, persino in quegli ambiti ove, in ragione dell’eredità coloniale, il riferimento ai nostri sistemi potrebbe ragionevolmente appalesarsi in tutta la propria forza. E così, mentre mito e innovazione tecnologica s’incontrano per restituire immagini sorprendenti di un futuro non lontano, anche taluni settori del diritto registrano tendenze ed evoluzioni meritevoli di precipua attenzione. Tanto è particolarmente vero per il diritto societario di Singapore, Città-Stato che è divenuta, sulla scorta – si direbbe – di un’origine e di un nome che ne hanno segnato ancestralmente il destino, una delle più importanti e moderne realtà finanziarie dell’odierno mercato globale. La “Città del leone” 1, che costituisce una delle economie con il PIL pro capite più alto al mondo – finanche superiore a quello della sua ex potenza coloniale 2 –, fu dopo alterne vicende (ri)fondata come vero e proprio insediamento dalla British East India Company 3; e quale prodotto del principale veicolo del capitalismo, la company appunto4, Singapore non poteva che mantenere e sviluppare nel tempo, oltre ogni rapporto di proporzionalità rispetto a territorio e manodopera, la [continua ..]
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2. L’evoluzione dell’ordinamento societario di Singapore tra resistenze del retaggio coloniale e ricerca di una consapevole originalità.
Come noto, Singapore è da considerarsi una jurisdiction relativamente giovane quanto ad autonomia e indipendenza, nel senso pieno del termine: è stata colonia britannica fino al 1963, di poi e per un brevissimo periodo parte della federazione malese, fino alla completa indipendenza politica acquisita nel 1965. Parimenti noto è che, in conseguenza di tanto, il sistema giuridico di questa Città-Stato può essere ricompreso – nei limiti in cui tale operazione di sussunzione mantiene il proprio significato ed è in prima approssimazione possibile – nel gruppo di quelli di common law 8. Epperò, Singapore, Hong Kong e Malesia, hanno sviluppato il proprio common law in un contesto storico e sociale profondamente diverso dai “core common law systems” cui si è soliti far riferimento. Queste tre esperienze, infatti, sebbene abbiano conosciuto la colonizzazione inglese, non appartengono in senso stretto all’Anglosfera – con essa intendendosi, tra le “English-speaking societies and post-British colonies”, quell’insieme di Paesi “in which there was a sizeable British settlement resulting in ongoing cultural, political, and demographic trends” 9. L’osservazione non è di poco conto e, unitamente alle modalità di affermazione della propria indipendenza rispetto al dominio coloniale, costituisce un elemento fondamentale per comprendere gli [continua ..]
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3. Segue: le riforme del Companies Act.
L’evoluzione compiuta dal principale testo normativo di Singapore in materia di società, il Companies Act, dà conto di questo fenomeno. La prima legislazione in argomento è del 1889, la Companies Ordinance, la quale diveniva poi il fondamento di quel Companies Act malese del 1965 letteralmente ripreso da Singapore, alla propria indipendenza, con il Companies Act del 1967. Da allora, come detto, il legislatore della Città del leone ha intrapreso una continua e instancabile opera di aggiornamento, di autonomizzazione e di customizzazione, si direbbe, rispetto alla fortissima matrice britannica, che, trascorrendo dal completamento della legislazione (fino al 1984) alla reazione alla crisi economica e al consolidamento del quadro normativo, ha prima portato al Companies Act del 1994 20; e quindi a una serie di Companies (Amendment) Act: nel 2001 – variando la stessa filosofia della regolazione del mercato finanziario e spostandone l’asse verso un “disclosure-based regulatory regime” 21 –, nel 2002 – introducendo l’obbligo di compliance generale agli accounting standards –, nel 2003 – riducendo costi e adempimenti per le piccole società –, nel 2004 – apportando un rilevante numero di modifiche che vanno dalla raccolta di capitale per le small companies, ai company registration numbers, o alle one director/shareholder companies – e ancora nel 2005 [continua ..]
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4. Segue: cenni alle più recenti scelte in tema di doveri e responsabilità dei directors.
Tra i numerosi cambiamenti apportati con il più recente intervento, si considerino a titolo esemplificativo quelli relativi ai diritti e alle responsabilità dei directors; modifiche in grado, unitamente a quelle pure introdotte in ordine a taluni diritti degli shareholders, di incidere sui più delicati equilibri della corporate governance – e dunque sull’efficienza della gestione stessa come anche sulle funzioni di deterrenza dei meccanismi di responsabilità. Orbene, in quest’ambito, oltre a facilitarsi la possibilità di inferire la qualità di shadow director 28, si è abolita la discussa decadenza per limiti di età per gli amministratori di una public company e di ogni controllata 29; si è stemperato il divieto per tutti quegli indennizzi in favore degli amministratori in caso di loss of office che non fossero stati espressamente approvati da parte degli azionisti 30 o circoscritti taluni limiti alla concessione di loan, guarantee e security in favore di persone collegate ai directors; come pure si è aperto alla copertura a carico della società di talune responsabilità in cui possano incorrere gli amministratori verso terzi, salvo il divieto di indennizzo per le condanne al pagamento di somme in procedimenti penali o amministrativi o per le spese di ogni criminal or civil litigation proceeding 31. Il maggior favore per gli amministratori che ne [continua ..]
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5. L’esempio della società unipersonale.
Le regole sulla costituzione delle società di capitali e sulla correlata limitazione della responsabilità patrimoniale si radicano nei principi fondamentali del diritto delle società di ogni ordinamento. In tal senso, un’indagine su siffatti profili non può che restituire conclusioni affatto secondarie sul prescelto contemperamento tra gli interessi. È, pertanto, da quest’argomento che conviene prendere le mosse in una rassegna per paradigmi che intenda verificare la fondatezza delle intuizione accennate. In quest’ambito, poi, la choice of form, in particolare, rappresenta un primario punto d’incontro tra esigenze imprenditoriali e necessità di inquadramento giuridico della modalità di esercizio dell’attività di impresa in un veicolo che contemperi i benefici della forma con le tutele dei terzi e del mercato tutto; con effetti, peraltro, che si propagano anche all’esterno del perimetro del diritto societario, invadendo certamente l’ambito giuslavoristico come quello tributario, ma non solo. Se si tiene fermo lo schema che in maniera sostanzialmente uniforme si afferma in tutte le jurisdiction, non può negarsi come, laddove si manipoli il modello nella direzione di aumentarne o ridurne il livello di complessità o i costi connessi – anche in termini di tutele, per l’appunto –, sia lo stesso grado di attrattività per gli investitori, in [continua ..]
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6. Il dibattito sul piercing the veil dopo il caso Prest.
Altro istituto che pure può rappresentare un’efficace cartina al tornasole nell’indagine qui in declinazione è giustappunto il superamento del beneficio della responsabilità limitata nelle ipotesi di abuso dello strumento. Per questo profilo, che appare non poco variabile e in grado di restituire le differenti sensibilità, il contributo dei formanti dottrinale e giurisprudenziale è con tutta evidenza particolarmente rilevante. E infatti un particolare apporto all’analisi in argomento deriva da un peculiare orientamento emerso di recente e dal correlato dibattito. Si proceda per gradi. Anche nel sistema giuridico di Singapore, si è da sempre riscontrata la già citata e tipica tendenza degli ordinamenti di common law a considerare la persona giuridica in una prospettiva soprattutto dinamica e funzionale; e tanto con il correlato potere delle Corti di superare lo schermo societario e la derivante limitazione di responsabilità (il c.d. piercing o lifting the corporate veil) 45 in un più o meno ampio novero di casi, ogni qual volta si configuri un abuso dello strumento, id est della stessa personalità giuridica. La circostanza non costituisce certo motivo di sorpresa per le ragioni menzionate; ed è parimenti intuibile quanto il dibattito collegato e l’evoluzione dello strumento operata dalle più importanti corti di common law fungano da occasione di confronto [continua ..]
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7. Ulteriori conferme: la disciplina dell’OPA nel Singapore Code on Takeovers and Mergers.
Accanto all’analisi della disciplina della società nei propri connotati strutturali e statici, per così dire, un ultimo approfondimento può riservarsi alla regolamentazione dei profili dinamici; e, in quest’ambito, degli aspetti che tradizionalmente più mettono alla prova, per intensità della contrapposizione tra interessi, le regole del gioco: il market for corporate control. Si intende che, in quanto materia assai delicata come pure centrale nell’assetto degli equilibri della corporate governance di ogni sistema, essa si presenta ancora una volta capace di fungere da indicatore del grado di adesione dell’ordinamento asiatico a un modello; nonché, in particolare, di misurare il peso, per così dire, delle control transactions quali strumenti di governance 58. Ancor più, le regole sul tema assumo specifica importanza nella realtà di questa Città-Stato, per tutte le ragioni già illustrate nonché in specie per l’importanza degli investimenti stranieri per il proprio mercato finanziario e la dipendenza dalle esportazioni (per lo più di prodotti elettronici, tecnologici, ottici e medicali destinati ai mercati retail) 59. Non è un caso che ivi si rinvenga una rigida e capillare regolamentazione delle attività economicamente rilevanti, finalizzata altresì a sostenere la fiducia degli investitori, locali e stranieri appunto. In [continua ..]
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8. Conclusioni (minime).
L’indagine così condotta, attraverso l’analisi dell’evoluzione e la verifica in ordine a talune variazioni sul tema di fondo, pur nella propria parzialità, da un lato offre uno spaccato che non solo supporta l’intuizione iniziale ma che registra anche – al pari peraltro di quanto la comparazione dimostra di sovente – come talune differenze si annidino laddove prima facie le suggestioni della circolazione di uno strumento lascerebbero presupporre una più stringente somiglianza. Dall’altro, apre a interrogativi su quale valore e quali prospettive possa rivelare il percorso verso una propria originalità di questo ordinamento, quantomeno nell’ambito del diritto delle società e dei mercati finanziari. La risposta è tutt’altro che agevole – ovviamente. Di certo, il sistema appare vivace e a tratti inquieto, si è detto. Oscilla tra conferma della tradizione, selezione di soluzioni anche distanti da quelle del common law inglese e finanche adozione di meccanismi più innovativi, in un susseguirsi di riforme che quasi sembra reclamare il riconoscimento di una maturità e di un ruolo in questo quadrante del globo; ma che soprattutto risulta in una “relationship of reciprocal influence” con la propria economia particolarmente forte. Le ragioni – ça va sans dire – sono complesse e variegate; e non si arrestano unidirezionalmente [continua ..]
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NOTE