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La riforma dell'ordinamento finanziario europeo: quali cure per i fallimenti di mercato, i fallimenti istituzionali e i fallimenti sovrani?

Marco Lamandini.

Sommario:

1. Una preliminare considerazione di sfondo. - 2. I fallimenti di mercato, istituzionali e sovrani e l’ordinamento europeo. - 3. La crisi economico finanziaria quale “attivatore” di ultima istanza delle riforme istituzionali: il “nuovo” intervento pubblico. - 4. Un breve catalogo dei fallimenti di mercato e delle “cure” apprestate nel contesto europeo. - 5. Fallimenti istituzionali e cure nel contesto europeo. - 6. Dei fallimenti sovrani e delle loro “cure”.


1. Una preliminare considerazione di sfondo.

Ad un giurista – per formazione spesso incapace di penetrare i “misteri” profondi dell’economia e al tempo stesso naturalmente portato a soffermare lo sguardo sulla patologia dei comportamenti – la crisi sembra porsi al punto di intersezione di fallimenti di mercato, fallimenti istituzionali e fallimenti sovrani. E sembra anche che, pur in un contesto contrassegnato da forti spinte riformiste (come sempre accade a valle delle crisi e degli scandali, che hanno – come è noto – come principale merito proprio quello di aprire una “finestra stretta” per processi di riforma da molto tempo attesi) ciò che non ha funzionato nella “condotta di vita” del “corpo” politico, economico e sociale in tempi di normalità (azzardo morale e “veduta corta” dei mercati; scarsa qualificazione della spesa pubblica e privata, inadeguatezza e velleitarismo in una prospettiva di medio e lungo termine dell’iniziativa economica pubblica e privata; errati incentivi, sussidi e corruzione come fattore distorsivo del mercato; scarsa disciplina di bilancio ed eccesso del debito pubblico e, in molti casi, anche privato) abbia in verità ancora continuato a non funzionare a dovere in tempi di crisi. Ne sono esempio taluni “nuovi” fallimenti di mercato e istituzionali nella gestione delle crisi. a) Anzitutto, l’indiscriminato salvataggio di tutte le banche in area EU, [continua ..]

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2. I fallimenti di mercato, istituzionali e sovrani e l’ordinamento europeo.

I fallimenti di mercato, istituzionali e sovrani, nel contesto europeo, mi paiono anche una “proxi” piuttosto chiara dei difetti e dei costi associati al timido self restraint comunitario successivo al conseguimento del mercato interno e dell’unione monetaria. A dispetto della quantità di interventi legislativi in materia di mercato finanziario succedutesi dal 1999 in poi (basti pensare alle 42 misure regolatorie previste dal FSAP) e a dispetto della centralità politica assunta dall’obiettivo dell’instaurazione di un mercato finanziario integrato europeo, il decennio appena trascorso ha visto l’Europa ostaggio di miopi nazionalismi che hanno nei fatti impedito di conseguire – sul piano del tempestivo ridisegno e apprestamento delle istituzioni di governo dei mercati finanziari – gli assetti istituzionali resi necessari dalla rapida integrazione dei mercati e dall’in­cre­mento di scala degli operatori. Il decennio è stato così contrassegnato da una paradossale coesistenza di alti costi di regolamentazione e, al tempo stesso, significativa permanenza di concorrenza tra ordinamenti (spesso negli spazi lasciati aperti da direttive che conservavano ampie discrezionalità attuative opzionali o alternative) e tra vigilanze. Regulatory and supervisory competition in laxity, dunque, pur nel contesto di una furia regolatrice, purtroppo tuttavia maldiretta rispetto all’effettivo [continua ..]

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3. La crisi economico finanziaria quale “attivatore” di ultima istanza delle riforme istituzionali: il “nuovo” intervento pubblico.

I tre poderosi “fallimenti” di mercato, istituzionali e sovrani hanno un tratto comune da tempo ovvio ai comparatisti: rendono evidente come l’in­ter­vento pubblico, in un mercato (finanziario) globale, “chiama” standard globali e non può essere limitato al livello nazionale e, almeno nel contesto dell’area Euro, richiederebbe decisi interventi centralizzati di tipo sostanzialmente federale (ne sono stata recente dimostrazione, a ben vedere, i regolamenti in tema di agenzie di rating e di mercati dei derivati). Le raccomandazioni e la soft law (quelle dei communiqués, di IOSCO e del Comitato dei Governatori, del FMI e del FSB) sono utilissimi nel delineare le tendenze globali e nel­l’o­rien­tare e dirigere il processo globale di regolamentazione. Si traducono tuttavia in azioni correttive concrete solo in presenza di interventi adeguati di implementazione tramite norme eteronome (“command and control rules”) e standard tecnici sia di vigilanza sia autodisciplinari in un coordinato circuito di “norm discovery” e di “norm selection” che integra una sorta di “ruota della regolamentazione”, in cui prospettive top down e bottom up coesistono così come coesistono – e offrono forza propulsiva alla ruota regolatoria – sia fonti istituzionali sia fonti di mercato, con la peculiarità che le istituzioni globali (pubbliche o di mercato), [continua ..]

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4. Un breve catalogo dei fallimenti di mercato e delle “cure” apprestate nel contesto europeo.

Può essere, a questo punto, forse non del tutto inutile passare brevemente in rassegna alcuni dei principali fallimenti, di mercato e istituzionali, in materia di mercati finanziari per menzionare le “cure” – o auspicate tali – nel contesto europeo. Prendiamo le mosse dai primi. Tra i fallimenti di mercato meritano menzione, tra gli altri, almeno quelli (i) della “veduta corta” e dunque degli effetti distorsivi determinati dall’adozione di paradigmi di comportamento di investimento o manageriali ispirati alla sola massimizzazione del profitto di breve termine, (ii) dell’eccesso di leva finanziaria e di indebitamento e, correlativamente, di manifesta inadeguatezza del capitale di rischio; (iii) della “ibridazione” tra mercato bancario e mercato dei capitali per effetto della “resistibile” ascesa di un modello originate to distribute; (iv) dell’imprudente disallineamento delle scadenze nella gestione della liquidità; (v) della complessiva sottovalutazione dei rischi sistemici nella valutazione sia interna sia da parte degli opinion makers del rischio di credito; (vi) della inadeguatezza funzionale del modello di gruppo per gestire in tempi di emergenza crisi di liquidità evitando fenomeni perversi sia di spill over e contagio sia di ring fencing; (vii) del “fallimento” del paradigma del­l’investitore professionale o qualificato – al pari del wealthy [continua ..]

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5. Fallimenti istituzionali e cure nel contesto europeo.

Può essere, ora, altrettanto non del tutto inutile passare brevemente in rassegna alcuni dei principali fallimenti istituzionali, in materia di mercati finanziari per menzionare le “cure” – o auspicate tali – nel contesto europeo. Possono menzionarsi, tra gli altri: (i) la regulatory e supervisory competition in laxity; (ii) gli effetti pro ciclici della regolamentazione; (iii) l’inadeguatezza dei meccanismi di intervento pubblico nella gestione delle crisi bancarie e finanziarie, in specie cross border; (iv) l’insuf­ficiente ampiezza dell’area di regolamentazione e vigilanza nel settore finanziario, che ha lasciato esenti da regole e controlli operatori rilevanti, capaci di determinare addirittura rischi sistemici (shadow banking). Su ciascuno di questi temi sono state adottate, o sono in cantiere, risposte regolatorie. L’acquisita consapevolezza, all’indomani della prima ondata della crisi, dell’importanza del primo tema ha aperto la via, oltre che alla eliminazione di molte delle più importanti discrezionalità nazionali nell’attuazione della direttiva CRD, ad un maggior uso (finalmente!) dei regolamenti di primo livello invece che delle direttive come fonti di normazione primaria e alla importante riforma delle autorità di vigilanza europee intervenuta con i regolamenti 1093/2010/EU, 1094/2010/EU e 1095/2010/EU (unitamente alla c.d. direttiva di allineamento “omnibus [continua ..]

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6. Dei fallimenti sovrani e delle loro “cure”.

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