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La Supreme Court of Justice inglese sulla c.d. proper purpose rule: solo il fine giustifica i mezzi
Andrea Galleano
Con la sentenza in nota, la Supreme Court inglese annulla una decisione dell’organo amministrativo di una public company applicando la c.d. proper purpose rule di cui alla section 171(b) del Companies Act 2006, la quale sancisce il dovere generale degli amministratori di esercitare i propri poteri esclusivamente allo scopo per il quale sono stati conferiti. La Corte opera una ricostruzione delle origini, dell’ambito applicativo e della ratio del principio in esame – direttamente derivante dalla natura fiduciaria dei poteri degli amministratori di società – e riscontra una divergenza tra il proper purpose dei poteri esercitati dal board e lo scopo in concreto perseguito dagli amministratori nel caso di specie. La pronuncia affronta inoltre la non infrequente ipotesi in cui ricorrano una pluralità di “purposes” dei quali soltanto alcuni “improper”, nel tentativo di individuare un criterio che consenta di valutare la legittimità delle decisioni assunte sotto la loro concorrente influenza.
The UK Supreme Court sets aside the decision of the board of a public company applying the proper purpose rule stated in section 171(b) of the Companies Act 2006, which provides that a director of a company must only exercise powers for the purposes for which they are conferred. The Court explains the origins, the scope of application and the meaning of the principle, which is strictly connected to the fiduciary character of the powers of directors, and holds that the board exercised his power for an improper purpose. The judgment addresses also the issue of the coexistence of a plurality of purposes, all influential in different degrees but some proper and others not, trying to find a “test” to understand when the decision should be set aside.
KEYWORDS: Companies Act 2006 – General duties of directors – Proper purpose rule
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UNITED KINGDOM SUPREME COURT
Eclairs Group Ltd (Appellant) v JKX Oil & Gas plc (Respondent);
Glengary Overseas Ltd (Appellant) v JKX Oil & Gas plc (Respondent) [2015] UKSC 71
On appeal from [2014] EWCA Civ 640
Justices: Lord Neuberger (President), Lord Mance, Lord Clarke,
Lord Sumption and Lord Hodge
Judgment given on 2 December 2015; Heard on 18 and 19 May 2015
Società – Società per azioni – Amministratori – Doveri generali – Proper Purpose Rule
L’esercizio di un potere da parte dell’organo amministrativo, anche se in buona fede e nell’interesse della società, è invalido se posto in essere per uno scopo diverso da quello per cui è stato conferito. Al ricorrere di una pluralità di obiettivi perseguiti dagli amministratori nell’esercizio di un potere, la relativa decisione è annullabile se risulta assunta sotto la prevalente influenza di uno scopo diverso da quello per cui il potere è stato attribuito. (1)
Company [continua ..]
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Sommario: 1. Il caso. - 2. La disclosure notice ed il potere di sospensione del voto - 3. La proper purpose rule - 4. L’esercizio di poteri sotto l’influenza di una pluralità di purposes: il “but for” test - 5. Osservazioni conclusive - NOTE La pronuncia in epigrafe verte sull’applicazione della c.d. proper purpose rule con riferimento all’esercizio dei poteri attribuiti all’organo amministrativo. In particolare, la Supreme Court inglese si pronuncia su due questioni di diritto: 1) quale sia il fine (proper purpose) del potere del board di limitare i diritti sociali relativi alle azioni dei soci inadempienti rispetto ad un obbligo di disclosure e 2) a quali condizioni tali limitazioni debbano ritenersi imposte per un c.d. collater (o improper) purpose.
La vicenda si colloca in un contesto di forte crisi della public limited company inglese JKX Oil & Gas, quotata presso il London Stock Exchange, con un calo ai minimi storici del prezzo delle relative azioni. Due soci di minoranza, le società Eclairs Group e Glengary Overseas, tentavano di porre in essere un cd. corporate raid, definito come l’operazione attraverso la quale un socio di minoranza, sfruttando la propria partecipazione, mira ad ottenere il controllo di diritto o di fatto di una società senza pagarne il prezzo che gli altri soci riterrebbero adeguato [1]. Tali soci costituivano inoltre una minoranza di blocco sufficiente ad impedire i ripetuti tentativi della società di aumentare il capitale sociale con esclusione dei diritti di prelazione dei soci nell’attribuzione delle azioni (c.d. pre-emption rights). Il [continua ..]
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Per poter a pieno apprezzare il ragionamento condotto dalla Corte in ordine alla definizione del contenuto e dei limiti della proper purpose rule, pare innanzitutto opportuno inquadrare brevemente la natura e l’oggetto dei poteri del cui esercizio si indaga la legittimità.
Il potere di emettere i disclosure notices di cui al caso in esame ha fonte legale. Precisamente, esso trova espressa enunciazione alla section 793 del Companies Act 2006, per cui «a public company may give notice under this section to any person whom the company knows or has reasonable cause to believe (a)to be interested in the company’s shares, or (b)to have been so interested at any time during the three years immediately preceding the date on which the notice is issued» [3].
La richiesta è formulata dall’organo amministrativo e può avere ad oggetto diverse informazioni relative al destinatario del notice, tra cui la ricorrenza di un interesse nelle azioni della società, la natura di tale interesse e l’eventuale partecipazione ad un «agreement or arrangement» riguardante l’acquisizione di interessi sulle azioni o l’esercizio di diritti sociali [4]. Come risulta dalla stessa lettera della norma, il destinatario non deve necessariamente essere un socio, purché appaia quantomeno ragionevole ritenere che egli abbia o abbia avuto un interesse nelle azioni. [continua ..]
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L’espressa enunciazione dei doveri degli amministratori di società rappresenta una delle principali novità introdotte dal CA 2006, il quale codifica alle ss170-181 le applicazioni all’organo amministrativo degli equitable principles of fiduciary duty e della common law of negligence [9]. In particolare, le sections 171-177 elencano e definiscono i doveri individuati come generali dalla s170. Occorre peraltro ricordare che tale codificazione non ha sostanzialmente mutato la natura degli istituti in esame: la stessa s170 chiarisce infatti che i doveri ivi enunciati si sostituiscono a preesistenti norme di common law e principi di equity ed in questi trovano fondamento. Pertanto, per espressa disposizione di legge, nell’interpretazione ed applicazione di tali istituti è necessario avere riguardo anche ai corrispondenti principi di equity e norme di common law ed al loro continuo sviluppo [10].
Superando definitivamente il dibattito sull’applicabilità della proper purpose rule agli amministratori di società [11], la regola in commento trova oggi espressa formulazione alla s171, rubricata «Duty to act within powers», che alla lett. b) sancisce il dovere dei directors di esercitare i propri poteri esclusivamente per lo scopo per il quale sono stati conferiti [12]. Si tratta a ben [continua ..]
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La pronuncia in esame si distingue inoltre per aver affrontato e tuttavia non risolto in via definitiva la questione della presenza di più scopi tra loro concorrenti alla base dell’agire degli amministratori. In particolare, la Corte si interroga su quale debba essere la sorte delle decisioni assunte dall’organo amministrativo sotto l’influenza di diversi purposes, soltanto alcuni dei quali improper rispetto ai poteri esercitati. In tal caso, si rende evidentemente indispensabile l’individuazione di un criterio idoneo a stabilire se la decisione possa o meno essere annullata per violazione della proper purpose rule.
Anche con riferimento a questo punto, il ragionamento è condotto da Lord Sumption, il quale esclude in primo luogo la possibilità di applicare in via analogica il principio, elaborato in materia pubblicistica, secondo il quale è annullabile ogni provvedimento che sia stato anche in parte influenzato da considerazioni non rilevanti sul piano giuridico, a prescindere dall’eventuale concorrenza di tali considerazioni con altre giuridicamente rilevanti e maggiormente significative ai fini della decisione [32].
L’evoluzione della rule con riferimento alla sua applicazione al diritto societario ha infatti condotto gli interpreti a ritenere annullabili le decisioni assunte per un improper purpose nella sola ipotesi in cui quest’ultimo possa [continua ..]
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La sentenza della Supreme Court opera una forte valorizzazione della proper purpose rule, elevata a limite fondamentale ai poteri del board, svincolata ed ulteriore rispetto ai doveri di agire in buona fede e nell’interesse della società. In particolare, infatti, anche nell’ipotesi in cui tali doveri siano rispettati, l’esercizio di un potere non è mai valido quando rivolto prevalentemente al perseguimento di uno scopo estraneo al suo proper purpose. Si è peraltro cercato di evidenziare come tale prevalenza possa essere ricostruita alternativamente sul piano della rilevanza o sul piano della causalità.
Invero, l’interpretazione della Corte comporta una forte riduzione del margine di discrezionalità concesso agli amministratori nell’esercizio dei poteri loro attribuiti. È tuttavia possibile osservare che questa circostanza sarebbe significativamente ridimensionata nell’ipotesi in cui si affermasse in via definitiva il più volte richiamato test di causalità proposto nella pronuncia in nota. Esso consentirebbe infatti agli amministratori di avere un significativo grado di certezza circa la validità delle proprie decisioni, ove assunte (anche) sulla base di un proper purpose di per sé oggettivamente sufficiente e determinante [39].
La regola, trovando fondamento nel carattere fiduciario dei poteri dell’organo di [continua ..]
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1. Il caso.
2. La disclosure notice ed il potere di sospensione del voto
3. La proper purpose rule
4. L’esercizio di poteri sotto l’influenza di una pluralità di purposes: il “but for” test
5. Osservazioni conclusive
NOTE