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Sull'ammissibilità in capo al socio di società a responsabilità limitata rappresentante il terzo del capitale sociale del potere autonomo di convocazione assembleare

Antonio Trillò

I TRIBUNALE DI ROMA, Sezione Terza Civile specializzata in materia di imprese, 22 settembre 2016 – Guido Romano, Giudice Istruttore – A.B. c. D.R. S.r.l. (Artt. 2476, 2479, 2479-bis c.c.) L’attribuzione ai soci di società a responsabilità limitata rappresentanti un terzo del capitale sociale di sottoporre argomenti alla discussione dell’assemblea dei soci comporta altresì in loro favore, in via estensiva, il potere di convocazione diretta dell’assemblea sui medesimi argomenti in caso di inerzia dell’amministratore (1). Il Giudice Designato, sciogliendo la riserva nel procedimento cautelare di sospensione introdotto nell’ambito del giudizio di merito, ha emesso la seguente ORDINANZA premesso che: – con atto di citazione ritualmente notificato, A.B. conveniva in giudizio la D.R. S.r.l. al fine di sentire dichiarare la nullità ovvero annullare la delibera assunta dalla assemblea della società convenuta in data 20 giugno 2016 ed ordinare l’iscrizione del dispositivo dell’emananda sentenza nel registro delle imprese competente; – a fondamento della svolta domanda, il A.B. rappresentava che: egli è socio della D.R. S.r.l. essendo proprietario di una quota pari al 50% del capitale sociale; la restante parte del capitale sociale è di proprietà della S.M.&I. S.r.l.; amministratore unico della società era A.B.; la S.M.&I. [continua ..]

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COMMENTO

Sommario:

1. Il caso - 2. La normativa di riferimento - 3. L’orientamento dottrinale - 4. L’orientamento giurisprudenziale - 5. Commento - NOTE


1. Il caso

Con due pronunce in sede cautelare – la seconda a seguito di reclamo del socio soccombente – riguardanti una società a responsabilità limitata, il Tribunale di Roma affronta compiutamente il tema della convocabilità autonoma dell’assemblea da parte dei soci secondo un’interpretazione evolutiva dell’art. 2479, 1° comma, c.c. S.M.&I. S.r.l. socio della D.R. S.r.l. con quota pari al 50% del capitale sociale, invitava l’amministratore (e socio con quota di pari percentuale) a convocare l’assemblea dei soci con all’ordine del giorno le dimissioni dell’amministratore stesso. In subordine, ed in caso di mancata convocazione nel termine assegnato, provvedeva direttamente alla convocazione con il medesimo ordine del giorno. L’amministratore procedeva viceversa alla convocazione con alcuni giorni di ritardo rispetto alle richieste del socio istante, e con ordine del giorno parzialmente difforme, ma apprendeva che in precedenza l’as­sem­blea della D.R. S.r.l. si era riunita in sua assenza e ne aveva deliberato la revoca. Conseguentemente, richiedeva dichiararsi la nullità, o pronunciarsi l’annullamento, della delibera a proprio dire illegittimamente assunta. Nella sede cautelare strumentale al giudizio di cognizione chiedeva sospendersi l’efficacia della delibera. Premessa l’astratta sospendibilità delle de­libere [continua ..]

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2. La normativa di riferimento

Il cuore argomentativo delle ordinanze in commento affronta con approfondita analisi ermeneutica la normativa in materia di legittimazione alla convocazione assembleare. Il Tribunale di Roma, sulla falsariga del­l’evoluzione dottrinale e degli arresti giurisprudenziali, riconosce in caso di comprovata inerzia degli amministratori il diritto/potere di autonoma convocazione in favore della minoranza qualificata indicata al­l’art. 2479, 1° comma, c.c. – quali che siano le previsioni statutarie di cui all’art. 2479-bis c.c. e tenuto conto dell’inapplicabilità alla fattispecie dell’art. 2367 c.c. –, nel­l’ot­tica dell’ampliamento della discrezionalità ed autonomia riconosciute ai soci di respon­sabilità limitata dalla legge delega alla riforma del diritto societario (legge 3 ottobre 2001, n. 366), dalla riforma stessa (d.lgs. 17 gennaio 2003, n. 6) e secondo gli spunti offerti dalla relazione ministeriale il­lustrativa a quest’ultima.

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3. L’orientamento dottrinale

In base all’art. 3 della l. n. 366/2001, il modello societario a responsabilità limitata “ha scontato una profonda revisione, per renderlo strumento caratterizzato da una significativa ed accentuata elasticità e che, imperniato fondamentalmente su una considerazione delle persone dei soci e dei loro rapporti personali, si volge a soddisfare esigenze particolarmente presenti nell’am­bito del settore delle piccole e medie imprese”, ossia la quasi totalità [1] delle imprese operanti sul territorio nazionale [2]. La relazione ministeriale alla legge di riforma ha reso regola di principio quella che spetta al contratto sociale determinare le materie di competenza dei soci, estremizzando la “contrattualizzazione” del modello [3]. In osservanza di quanto disposto dall’art. 2, lett. f), legge n. 366/2001 [4], il superamento della tradizionale fisionomia di piccola società per azioni si è accompagnato, con finalità di spiccata autonomia del tipo societario quale autonomo corpus normativo, al superamento della tecnica di sistematico rinvio alla disciplina delle società per azioni operato dal codice civile del 1942 [5]. Il dibattito riguardo la legittimazione autonoma del socio, o dei soci, con quorum minimo di un terzo del capitale sociale alla convocazione assembleare nasce da uno iato legislativo. Contrariamente all’art. [continua ..]

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4. L’orientamento giurisprudenziale

Anche la Giurisprudenza ha in un primo momento aderito alla tesi “conservativa” prevedente per la convocazione assembleare l’applicabilità analogica dell’art. 2367 c.c., in assenza di uno strumento “parallelo” all’interno della disciplina della società a responsabilità limitata [21]. Dopo le prime aperture giurisprudenziali in senso opposto [22], con significativa propulsione della giurisprudenza milanese [23] ci si è attestati sul crinale della decisiva centralità del socio, e della tutelabilità diretta del suo interesse alla corretta informazione anche per il tramite della convocazione assembleare, sempre che gli argomenti al­l’or­dine del giorno non prevedano il compimento di atti o la redazione di documenti riservati agli amministratori [24] e sempre tenendo in considerazione il rapporto tra norma ed atto costitutivo. La costante Giurisprudenza aderisce da tempo alla tesi oramai dominante, secondo la quale nella società a responsabilità limitata, in caso di omissione o di inerzia del­l’organo ammnistrativo, è possibile convocare l’assemblea su iniziativa dei soci, dovendosi invece escludere il ricorso, in via analogica, allo strumento previsto dall’art. 2367 c.c. dettato in materia di società per azioni [25]. Ai soggetti detentori del potere di sottoporre ai soci specifiche [continua ..]

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5. Commento

Entrambe le ordinanze cautelari in commento, nel solco della prevalente dottrina e giurisprudenza formatesi all’esito dell’am­pio dibattito sopra ricordato, escludono nella fattispecie in esame l’applicabilità analogica dell’art. 2367 c.c., e colmano la lacuna individuata nel corpus normativo (art. 2479-bis c.c.) in tema di convocazione assembleare mediante un procedimento di autointegrazione della disciplina. Nel far ciò, in armonia con la l. n. 366/2001 e la relazione ministeriale, valorizzano il ruolo centrale assunto dai soci all’interno del tipo societario analizzato. Tale ruolo risulta suffragato sistematicamente dal richiamo agli artt. 2476 e 2479, 2° e 3° comma, c.c., quanto ai poteri di controllo e di impulso individuali riservati ai soci. I provvedimenti del tribunale di Roma, pur aderendo alla corrente interpretativa ora­mai tralatizia, non si mostrano tuttavia inclini a riconoscere al socio o ai soci rappresentanti il terzo del capitale sociale la piena facoltà di procedere alla convocazione assembleare, quando riguardante materie non riservate alla competenza dell’organo amministrativo, a prescindere dall’inerzia o dal boicottaggio acclarato dell’ammini­str­a­tore. Le pronunce paiono al contrario radicare una procedimentalizzazione dell’iter, che deve necessariamente passare per il tramite – inattivo od ostruzionistico – [continua ..]

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NOTE

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